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Julianne Moore, indimenticabile in Still Alice

Grandi interpretazioni per una storia che si appresta a toccare nel profondo anche il Festival di Roma

16.10.2014 - Autore: Mattia Pasquini
Julianne Moore, Alec Baldwin e Kristen Stewart… Inevitabile leggere il cast del nuovo film di Wash Westmoreland, insieme alla trama. E non per sfiducia nel regista indipendente che seppe conquistare il Sundance nel 2006 con Quinceañera e nel 2012 diresse la biografia di Errol Flynn insieme al Richard Glatzer con il quale ci offre la storia odierna (e che ha dovuto dirigerla grazie a una applicazione su un iPad dopo aver ricevuto egli stesso una diagnosi di SLA). Ma prima di affrontare un'altra drammatica vicenda di affetti e Alzheimer forse era comprensibile cercare qualche rassicurazione in merito…



Il fatto che Still Alice sia tratto dal libro omonimo della neurologa Lisa Genova - un bestseller nel 2007 - potrebbe di suo costituire un buon motivo, a priori. Ma l'importante e' che, invece, a posteriori, la sensazione di panico e smarrimento che il confrontarsi con un dramma tanto superiore a ogni capacita' di sopportazione lascia sempre riesca ad essere contrastata e opposta dalla sensazione lasciata da un film toccante, ma equilibrato e decisamente intensamente umano.

Vivere la scoperta e l'organizzazione della risposta di una donna colta e realizzata a un declino troppo prematuro e che non si sarebbe mai aspettata - e farlo attraverso l'interpretazione magistrale di una Julianne Moore che (Maps to the stars a parte, con il quale ha vinto il Premio come Miglior Attrice all'ultimo Cannes) da tempo non vedevamo a questi livelli - e' la chiave vincente del film, comunque diretto con polso e sensibilita', per quanto basi la sua forza sulle interpretazioni convincenti dei suddetti interpreti.



Anche Alec Baldwin, spesso bistrattato e sottovalutato (e qui forse poco 'apprfondito' come personaggio), e - incredibilmente (?) - Kristen Stewart, che sorprendera' i piu', e i tanti che ancora deridono la Bella vampira della saga di Twilight. Parti importanti del racconto di questa storia profondamente femminile, di amore e rispetto (propri e dell'altro), di accettazione e del contrario di essa e della condivisione di una condanna combattuta insieme, esposta senza troppo indulgere nella pieta' (inevitabile) e accettandone crisi e autodeterminazioni (ombre dell'indipendenza in dissoluzione) forse con fin troppa chiarezza e lucidita', senza di contro farsi condizionare dalla possibile mancanza di conflitti forti che avrebbero giovato alla carica drammatica complessiva.