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Safe Neighborhood - La nostra recensione

Si torna a giocare con alcuni dei generi più amati dal pubblico del Festival di Torino nel riuscito thriller di After Hours

25.11.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Nel 1996 lo Scream di Wes Craven aveva mandato in brodo di giuggiole gli appassionati di cinema e tanti fan dell'horror con un uso intelligente del mezzo e dei modelli del genere, nel 2011 con Quella casa nel bosco Drew Goddard ci aveva portato in tutt'altro habitat per una delle più grandi e riuscite fanta-antologie che la storia ricordi, oggi il Safe Neighborhood di Chris Peckover (Undocumented) conquista il Festival di Torino 2016 giocando con il tono e con le nostre immancabili aspettative, mescolando le dinamiche del primo alla aperta complicità richiesta dal secondo.



Abbiamo scelto questi due, ma i riferimenti da citare potrebbero essere molti di più - e più fuorvianti (come Home Alone o l'Innocenza del diavolo, per la gestione della crisi da parte di un preadolescente) - senza essere altrettanti divertenti di quelli a 'Leggende metropolitane' e normali scaramanzie, come il gatto nero al quale potremmo dare la colpa di tutto, in fondo. Ché Peckover di fatto dissemina la mezz'ora iniziale di indizi, lasciandoci presagire uno sviluppo che non fa che subire deviazioni e registrare gradevoli quanto riuscite variazioni.

L'istintiva empatia con il tredicenne protagonista è il veicolo più veloce per imboccare una strada sbagliata lungo la quale approfittiamo comunque per conoscere i personaggi (compresi i due curiosi genitori, Patrick Warburton e una matura e sempre bellissima Virginia Madsen) e - via via, poi - le trappole disseminate nel racconto: ragni, complici, catapulte, ex-fidanzati, cantori natalizi, etc.



L'inevitabile Final Girl in questo caso è anche la babysitter e l'oggetto di un desiderio carnale. ma è vergine! E tutti sapete cosa significhi questo. Come spesso accade, anche in questo caso non è il risultato finale quel che conta (per quanto regali un "I want my mum" raggelante e un epilogo sul 'nero' capace per una volta di tenere in movimento la fantasia del pubblico), quanto il susseguirsi di colpi di scena, vittime impreviste, sospensioni e svolte narrative che vanno a comporre un puzzle che ci lascia un sorriso e un senso di semplice soddisfazione. Anche per l'affascinante cromatismo liquido in giallo e rosso di una delle immagini più originali del novero, per crudezza e nonchalance.