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Morgan - La recensione in anteprima

Kate Mara non basta. Le troppe suggestioni non fanno dell'esordio del figlio di Ridley Scott un film suggestivo

26.09.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Una serie tv (The Hunger), un cortometraggio (il Loom del 2012) e improvvisamente Luke Scott - figlio d'arte oltre che art director e regista di seconda unità degli ultimi film del celebre padre, Ridley Scott, qui anche produttore. E mentore - si ritrova a esordire come regista e sceneggiatore di un lungometraggio proprio nel Morgan che mette di fronte, una contro l'altra, Kate Mara e la Anya Taylor-Joy balzata all'onore delle cronache come protagonista del film-fenomeno The Witch.

Una location affascinante e un soggetto che chiama in causa i nostri personali convincimenti, trascinandoci nel campo dell'etica, della bioetica e del politicamente corretto sono un mix che - soprattutto a vedere le prime immagini del film - non potrà non far risuonare campanelli ascoltati di recente dai fan del genere. Non è mai giusto 'giocare' alla citazione parlando di un film, ma in questo caso i rimandi sono davvero troppi e sostanziali per ignorarli o escluderli dal bilancio (da Splice a Mr. Robot, e altri... oltre al troppo simile Ex Machina). Soprattutto perché nello sviluppo dell'intreccio le sorprese sono davvero poche, e il supposto 'colpo di scena' finale qui si indovina sin dalla prima apparizione dei nostri protagonisti.



Un cast di primo livello abbandonato a uno script 'collage', che fa sì che si finisca per restare delusi persino dai vari Paul Giamatti (la cui apparizione è relativamente breve, ma decisamente poco intensa e molto forzata), Toby Jones (costantemente in scena, facendo di tutto per vincere il premio del passivo aggressivo dell'anno), Rose Leslie (inutilmente sovracaratterizzata) oltre ai vari Boyd Holbrook, Brian Cox, Michelle Yeoh e Jennifer Jason Leigh

Interpreti che non aggiungono spessore e personaggi superficialmente costruiti che non riescono a rendere l'intreccio avvincente, né a dare credibilità ai dilemmi morali della Ava di turno (ma Alicia Vikander nelle mani di Alex Garland era tutt'altra cosa), rapidamente costretta a puntare su dinamismo e violenza per cercare di ridestare il pubblico. Con poco successo visti i combattimenti piuttosto standard e un breve 'Car chase'. Eppure meglio di quanto avessero fatto fino a quel punto i semi offerti alla riflessione degli spettatori riguardo le dicotomie classiche di giusto o sbagliato, bene e male, innocenza e consapevolezza, e i loro limiti.



Divise tra maternità dissociata e la solita immancabile committenza 'ombra', le vittime-carnefici attorno alle quali tutto ruota sono costrette a imparare. Anche troppo. E noi con loro. Ma con un colpo di scena finale capace di sorprendere soprattutto per la soddisfazione di averlo indovinato sin dall'inizio, come detto, l'unica lezione (sorvolando sulla possibile citazione della 'I Don't Like Mondays' dei Boomtown Rats) sembra essere quella offerta dalla natura - tra cervi feriti e gattini annegati - per imprinting ed empatia. Più che dal didascalico e superfluo debole controfinale 'con dubbio', che sugella un blandamente godibile e molto prevedibile prodotto 'di cassetta' .


Morgan, in sala dal 3 novembre 2016, è distribuito da 20th Century Fox