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Lo streaming del weekend - Sbatti il mostro in prima pagina di Marco Bellocchio

L'eredità di un classico. La fotografia di un'Italia tormentata, i rapporti malsani tra politica e giornalismo. Con un occhio alla nostra epoca

Volonté

23.11.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
La profezia di Marco Bellocchio. Il quotidiano “diretto” dal mefistofelico Gian Maria Volonté si chiama Il Giornale, come la testata che avrebbe fondato due anni dopo, nel 1974, Indro Montanelli. Invece la redazione dove è stato girato Sbatti il mostro in prima pagina è quella milanese de L’Unità, che ha chiuso i battenti. L’inesorabile declino della carta stampata.

Nel 2018 si guarda a quest’opera con inquietudine. “Chi è il nostro lettore? Un uomo tranquillo, onesto, amante dell'ordine, che lavora, produce, crea reddito. Ma è anche un uomo stanco, scoglionato. I suoi figli, invece di andare a scuola, fanno la guerriglia per le strade di Milano, i suoi operai sono sempre più prepotenti, il governo non c'è, il Paese è nel caos”, recita Volonté in un monologo da antologia. E oggi chi è il lettore? Quasi un rivoluzionario, che spende ancora per la cultura su carta. Una persona che non si accontenta di internet e sceglie di sfidare il sistema.



“La tiratura è di 500mila copie. Tutta l’opinione che conta nel nostro Stato”. Numeri da sogno, che appartengono a un’epoca che non c’è più. Bellocchio rifletteva sul rapporto tra stampa e classe dirigente, tra politica e giornalismo. Il mitico quarto potere riusciva davvero a smuovere le opinioni, a determinare i risultati elettorali, a essere una voce che tutti o quasi volevano ascoltare.

Oggi la verità non interessa più. In America è stato eletto un presidente che aveva tutti i media contro. E in pochi sono stati in grado di prevederlo. L’intero settore è in crisi: tutti scrivono, pochi vengono pagati. Quindi che cosa è rimasto del redattore capo Bizanti (Volonté)? Un’immagine sbiadita, un dinosauro luciferino che in questo secolo dovrebbe venir a patti con la dura legge del mercato (il militante Stéphane Brizé dalla Francia lo insegna).

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E di Roveda (l’esuberante nuovo acquisto de Il Giornale, un talentuoso ragazzo dalla morale salda)? Forse sarebbe disoccupato. Con un po’ di fortuna avrebbe finito il praticantato (18 mesi di agonia) e, dopo l’esame da professionista, starebbe bussando a ogni porta nella speranza di sopravvivere. Ma intanto le rotative non si fermano, hanno un fascino eterno, che almeno al cinema non muore.

Nel film Volonté guarda dall’alto la tipografia che funziona a pieno ritmo, è l’imperatore del suo universo. È la stessa sensazione che ha voluto restituirci Spielberg in The Post, per non andare troppo lontano. Almeno sullo schermo, quel rumore così ritmato e assordante continua ad ammaliare, resta nella mente di chi ha vissuto gli anni d’oro. E i più giovani? Hanno il web, la passione, e il consiglio di qualche saggio: “Ti conviene cambiar mestiere finché sei in tempo”. Sbatti il mostro in prima pagina resta il manifesto di un mondo perduto, la fotografia di un decennio tormentato, l’eredità di un maestro che vorremmo non abbandonasse mai la macchina da presa. Disponibile su Amazon.