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La recensione di Ready Player One, una giostra visionaria dal genio di Spielberg

Il regista eterno bambino non tradisce la sua poetica e ci consegna un'avventura esaltante che guarda sia al passato che al futuro del cinema

Ready Player One

20.03.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane (Nexta)
Un eterno sognatore. Un maestro con l’anima di un bambino, che riesce ancora a guardare il mondo come se fosse il piccolo protagonista di E.T. – L’extra-terrestre. Steven Spielberg costruisce universi, realtà parallele. Stupisce con il suo spirito visionario e crea un tripudio di colori, di emozioni, per trasformare il passato in qualcosa di nuovo. L’immaginario della cultura pop degli anni Ottanta, di cui il regista stesso è stato un’icona, prende vita in oltre due ore di puro cinema: quello che sa divertire, far venire i brividi e poi lasciarci a bocca aperta. La si può chiamare magia o in tre parole: Ready Player One. Gli orfani confinati nelle periferie di enormi metropoli cercano un senso nella fantasia e non nel quotidiano, si rifugiano nell’impossibile per sfuggire alla loro esistenza senza avvenire. Come sempre, sono figli senza padri, strappati alle loro famiglie: il ragazzino inglese de L’impero del sole, lo scavezzacollo Indiana Jones.

 
Spielberg si rinnova, non ha paura di osare, di dipingere il futuro come se fosse un periodo vintage dove King Kong scatena la sua furia su una DeLorean (la macchina di Ritorno al futuro) lanciata verso il traguardo. E poi i tirannosauri di Jurassic Park, la moto di Akira, Gundam, Il gigante di ferro, Tron, Godzilla e tutto ciò che ha ispirato generazioni di videogiocatori e cinefili. È un giro in giostra senza fine, un gioco vibrante che danza sulle note di Jump di Van Halen e Dancing With Myself di Billy Idol, senza dimenticare mostri sacri come Welles e Kubrick. Ma Ready Player One non è solo un tripudio di citazioni: riflette sul confine ormai molto labile tra verità e finzione, tra immagini in HD e pixel in libertà. Il regista di Cincinnati invita a uscire di casa, a trovare il giusto equilibrio tra visori high tech e sentimenti genuini. L’amore bisogna alimentarlo guardandosi negli occhi, anche solo in una soffitta polverosa, per non scoprirsi “alieni” a casa propria. Il vero incontro ravvicinato del terzo tipo non avviene con un’astronave, ma con il proprio cuore, che rischia di avvizzire confinato davanti a un monitor o a un visore.

 
Il film è una summa della poetica di Spielberg, demiurgo dell’immaginazione, artista poliedrico, che riesce a sdoppiarsi con maturità tra impegno sociale ed entertainment: paladino della patria in The Post e Lincoln, abile narratore quando si tratta di cannoni fotonici e artefatti millenari. Due fuochi che convivono dietro la macchina da presa, all’apparenza senza incontrarsi, ma sempre in costante relazione. Preparati giocatore uno (Ready Player One), la partita più importante è quella dei diritti, in questo caso di sentirsi ancora Peter Pan sulle orme di Hook – Capitan Uncino, per poi svegliarsi la mattina ed essere pronti ad affrontare il presente. Il romanzo di Ernest Cline non poteva trovare trasposizione migliore per il grande schermo: ritmi forsennati, mirabolanti effetti speciali, ma anche un grido di speranza, per tutti quelli che non si vogliono mai arrendere e alzano ancora lo sguardo verso le stelle.
 
In uscita il 28 marzo, Ready Player One è distribuito in Italia da Warner Bros. Qui ne potete vedere il trailer, qui un dietro le quinte.