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Constantine – La recensione del pilot

L'investigatore dell'occulto ideato da Alan Moore in un esordio un po' banale ma onesto

Constantine

27.10.2014 - Autore: Marco Triolo
Nel 2005, l'uscita di Constatine, film di Francis Lawrence ispirato al personaggio creato da Alan Moore per la DC Comics, suscitò enorme scandalo tra i fan per come prendeva un anti-eroe scorretto, biondo e inglese e lo trasformava in un Keanu Reeves moro e americano. Ma niente paura, avrà detto David Goyer: ci penso io a sistemare tutto.
 
Così nel 2014 arriva l'omonima serie TV – e ci si chiede perché, se davvero Warner e NBC volevano prendere le distanze dal film, non sia stata intitolata come il fumetto, Hellblazer – in cui il gallese Matt Ryan indossa impermeabile, cravatta allentata e capigliatura bionda del “vero” John Constantine, il cui look originale era ispirato a Sting. Ok, fino a qui tutto bene. Le intenzioni ci sono, la backstory del personaggio è rispettata: la madre di John muore nel darlo alla luce e suo padre lo incolpa chiamandolo “killer”. Il piccolo John inizia a imparare incantesimi e diventa esperto in occulto, finché lo scontro con un demone da lui stesso evocato non causa la morte di una ragazzina, Astra. Il senso di colpa lo divora e da quel momento per lui non c'è più un'opzione: dovrà combattere per sempre le forze del male se vorrà salvare la sua anima.

 
C'è più di uno spunto interessante nel personaggio – storicamente fumatore incallito e malato di tumore, anche se nel pilot della serie la cosa non è ancora rivelata. Eppure sappiamo che Goyer, sceneggiatore di Blade e Batman Begins, non è molto bravo ad approfondire. È in grado certamente di elaborare concept affascinanti, ma svilupparli è tutta un'altra storia. Constantine non è da meno: l'idea è ottima – ma d'altro canto è di Alan Moore, autore di Watchmen e V per Vendetta – eppure ci si potrebbe aspettare di meglio. Così com'è, il pilot di Constantine, diretto da Neil Marshall, sembra uscito dagli anni '90, ben prima della rivoluzione televisiva americana. Goyer e compagnia ci presentano il protagonista, i comprimari e settano quella che evidentemente sarà la struttura della serie, ovvero il classico “monster of the week”. È molto probabile che John affronterà ogni settimana un caso diverso, almeno per la prima stagione. Un approccio un po' superato e non eccessivamente accattivante.
 
A dare più fastidio sono i limiti auto-imposti dalla rete e dalla Warner: come si fa, quando ci si trova a raccontare le avventure di un personaggio scorretto come John Constantine, a non includere neanche mezza sigaretta nell'episodio? Lo vediamo giocare con uno zippo, un dettaglio che vorrebbe essere una strizzata d'occhio ai fan del fumetto, ma che finisce solo per essere irritante in quanto promessa non mantenuta.

 
Di buono c'è che, al di là di tutto, il pilot è onesto. Molto più onesto di quello di Gotham, una serie pubblicizzata come di altissimo livello che alla fine si è rivelata una delusione. Libero da aspettative o ambizioni smisurate, Constantine si configura come una serie di avventure horror senza pretese che, col tempo e con i giusti autori, potrebbe anche sorprenderci. Mentre Gotham è condannata a rincorrere il mito di Batman fino a un'ovvia conclusione, Constantine è libera di andare dove le pare. Certo, ammesso che duri più di una stagione.