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American Pastoral – La nostra recensione

Nell'adattamento del classico della letteratura americana, il film di McGregor si concentra sul dramma famigliare piuttosto che su quello sociale. Ma non è per forza un male 

American Pastoral

American Pastoral

04.10.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Ewan McGregor si confronta con un colosso della letteratura americana che i lettori di mezzo mondo hanno amato per la profondità dell'analisi sociale e la grandezza e tragicità del dramma umano. Pastorale americana, romanzo di Philip Roth, è un'opera molto complessa che ruota soprattutto intorno al conflitto generazionale che si scatena a partire dagli anni '60 in due precisi schieramenti. Da una parte la 'fazione' dei padri, i figli del boom economico, dall'altra, quella dei giovani 'sessantottini' che nonostante l'infanzia d'agio finiscono per rivoltarsi ferocemente contro i propri genitori in un violento tentativo di emancipazione politica e sociale.

Il romanzo di Philip Roth ha quindi queste due anime, che pur raccontando la stessa cosa, ovvero la disgregazione del sogno americano, analizzano il tema sia dal punto di vista personale che collettivo. American Pastoral segue quindi bene lo sgomento di un padre, Lo Svedese (Ewan McGregor) che si trova di fronte all'esplosione di questo odio e che ai suoi occhi appare immotivato specialmente se generato dalla figlia sedicenne Mery (Dakota Fanning), diventata terrorista per scelta. Partiamo da questo aspetto, anche se nel film i temi e sottotemi sono tanti, perché è su di esso che si concentra maggiormente la prova di McGregor regista e attore.

In quasi due ore di film, il dato che rimane più impresso è sicuramente lo smarrimento di una persona perbene che ha fatto tutto secondo i valori positivi dell'epoca e che nonostante ciò si trova ad affrontare una tragedia terribile, una follia senza nome, nata nel paese delle felicità lunghe e durature. Su questo punto non ci sono dubbi: McGregor ha fatto un buon lavoro; e il dramma umano è un aspetto qui trattato in maniera estremamente convincente.

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Dall'altro lato però il focus sul contesto storico, cioè quello di un paese che stava cominciando a vedere le contraddizioni di un benessere economico e sociale pagato però a caro prezzo, per esempio attraverso l'oppressione dei neri d'America, è uno dei livelli di racconto che più viene lasciato alla semplificazione narrativa.

E in effetti American Pastoral è a tutti gli effetti una versione asciugata del romanzo e il suo aspetto più debole sta nell'affievolirsi come allegoria della nascita e dello scoppio di una violenza civile, che in qualche modo l'euforia del dopoguerra aveva solo addormentato, e concentrarsi di più su una prospettiva intima e famigliare. Non parlerei però qui proprio di difetto; semmai di prospettiva.

Ed è solitamente l'operazione che un adattamento cinematografico sceglie di seguire quando si trova a dover ridurre sullo schermo il grande ritratto sociale. Però l'importanza del legame famigliare, il rapporto padre-figlia, la lotta di un uomo contro il disgregarsi delle proprie certezze, sono elementi che seppur non esclusivi dell'opera originale, sono qui trattati con completezza e in modo che il film risulti metafora di un periodo storico preciso. Persino sacrificando altri temi cari e importanti contenuti nel romanzo. 

American Pastoral, in uscita il 20 ottobre è distribuito da Eagle Pictures.