NOTIZIE

Cinquanta sfumature di nero - La recensione del capitolo più hot della trilogia

Il film di James Foley riesce a migliorare il suo predecessore? 

09.02.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Fu vero Eros? La domanda alla quale non pensavamo di dover rispondere rimane aperta dopo la visione di questo secondo capitolo della trilogia più 'Hot' degli ultimi anni, almeno sulla carta: il tanto atteso Cinquanta sfumature di nero. Un film che doveva emendare le mancanze del suo predecessore e rilanciare il franchise verso la sua conclusione, e insieme farci penetrare nei protagonisti della storia, se non nei loro segreti. E invece…



Dopo le critiche ricevute dal precedente Cinquanta sfumature di grigio, le polemiche sulla scelta di edulcorarlo e i problemi produttivi che hanno portato al taglio di Sam Taylor-Johnson e la sua sostituzione con il James Foley di House of Cards e Americani (ma anche di Who's That Girl e Perfect Stranger) ci si aspettava di più, almeno riguardo una intensità che - a volerla trovare - resta del tutto superficiale. E, purtroppo, nonostante la firma di un professionista con trent'anni di carriera alle spalle come Niall Leonard (che però fino ad oggi aveva scritto solo per la televisione, e si vede) e la presenza della britannica E. L. James, qui anche produttrice (ma forse poco esperta del 'diverso' linguaggio).



[TUTTO QUELLO CHE VORRESTE SAPERE SU 50 SFUMATURE DI NERO]

Una scrittura tanto debole comporta una serie di conseguenze drammatiche per la storia, e per i due interpreti, per altro proprio nel momento - di passaggio, necessariamente, trattandosi di un 'episodio centrale' - in cui dichiaratamente si dovevano ridefinire "i termini", del rapporto tra gli Anastasia Steele e Christian Grey di Dakota Johnson e Jamie Dornan (al loro peggio) e con il pubblico stesso. Tutto accade 'scontato', rapidamente: dal perdono all'idillio, dalla paura all'azzardo. Con due picchi negativi: l'apparizione del giovane Grey dopo l'incidente (ridicola, nella gestione della situazione e dei presenti) e il redde rationem con Kim Basinger (quasi un cameo, tanto la sua presenza sembra subordinata all'esigenza di sfruttarne nome e immagine).



Non c'è il tempo - per nessuno dei suddetti, fuori e sullo schermo - di metabolizzare eventi e sensazioni. Men che meno di sviluppare una reale empatia di qualche tipo. Nemmeno nei momenti di 'crisi' legati al Jack Hyde (nome 'originale', che non lascia spazio a sorprese in merito) che ritroveremo. Al limite, forse, con la schiava Leila di Bella Heathcote (Dark Shadows): unico momento in cui un'ombra rompe la patina generale di consentito e redenzione. Una piccola, fugace, sorpresa in un susseguirsi di dichiarazioni d'amore e ostentazioni di innocenza - da parte di Anastasia - oltre ogni credibilità; soprattutto dovendo poi recitare la parte della donna in grado di tenere testa a un tale Master, o "sadico", come in un impeto di onestà intellettuale si definisce il bel Christian.



Traumatizzato sin dall'infanzia - tanto per renderlo accettabile a tutti - e tormentato da incubi notturni, che sublima con fisicissime sessioni di ginnastica casalinga al ritmo della non casuale 'So lonely' (dei Police, sempre magnifica) e per la gioia delle tante fan in attesa di tanto esibizionismo. Che non manca, comunque, nelle numerose e generose scene di sesso, tanto per colmare la lacuna lamentata (mostrando ampiamente le grazie soprattutto della Johnson), prive invece di qualsivoglia erotismo o tensione nella loro piattezza e perfezione formale e nel loro affidarsi a toys di uso comune e a una generica - per quanto divertente (nella versione originale) - "Kinky Fuckery". In definitiva, in attesa di annunciate nozze e vendette, un deciso passo indietro che non lascia presagire un gran finale...




50 sfumature di nero, in sala dal 16 febbraio, è distribuito dalla Universal Pictures