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The Pills alla prova del Late Night Show

Non sono Cattelan e nemmeno Chiambretti, ma con Non ce la faremo mai il trio di autori romani sbarca in TV a tarda notte. E fa ridere come sempre

The Pills - Non ce la faremo mai

02.01.2016 - Autore: Alessia Laudati  (Nexta)
Bello vedere i The Pills che fanno i The Pills. E decidono quindi – persino in televisione - di non avere altari sociali, culturali e personali da considerare come inattaccabili dal loro umorismo anarchico-disadattato. Ci provano perché un cast produttivo e artistico, ha immaginato di usare con molta intuizione, una struttura codificata come quella del 'late night' - già di per sé molto malleabile - che tra diversi momenti di intrattenimento e grande spazio riservato all’host, si dimostra di certo adatta per accogliere la comicità originale e disordinata del trio. 

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Loro, i The Pills, nei panni dei conduttori, mostrano i diti medi – com’è nel loro stile – e in Non ce la faremo mai rispondono a tutti quelli che si chiedevano se fossero davvero in grado di conservare la propria identità sbarcando all’interno di un mezzo tradizionale e, metaforicamente, scontrandosi con il ben regolamentato mondo dello show business italiota.

Altro che selvaggio YouTube insomma. Del resto c’erano poche opzioni disponibili. O a rammollirsi erano i The Pills, o a dover dare prova di flessibilità doveva essere in qualche modo la struttura stessa dei canali per così dire canonici. Qui, tra i due, chi riesce ad avere la 'testa più dura', è il trio di autori romani e il gruppo di lavoro che con loro ha pensato che la televisione generalista potesse essere abbastanza pronta per recepire alcuni conati di humor nero molto scorretto e con poca censura. Perché certi temi - la reazione chimica dell'appetito dopo il consumo di droghe e l'immaginario coatto romano -  non sono proprio argomenti tipici di questa televisione. 


 
I The Pills sono abbastanza a proprio agio nei panni degli alieni precipitati nella galassia sconosciuta del varietà notturno. Indossano le sneakers e non le scarpe tirate a lucido di Cattelan, o i completi blu di Chiambretti. Sono diversi e ci tengono a dirlo. Va bene la televisione, ma solo se si può fare a modo loro, senza crederci troppo e senza che essa sia considerata come un tempio, ma solo come un oggetto possibile della loro paradossale ironia, che spesso prende di mira regole, comportamenti standardizzati e stereotipi, anche interni al mondo stesso dell’entertainment.

Così, mentre intervistano gli ospiti, tra finti dietro le quinte, finti ciak, vere posture lascive da professionisti del divano domestico e vere gag – realizzate insieme al comico Edoardo Ferrario - sono in grado di dare una continuità sgangherata ai vari momenti dello show. Imperfetta, ma divertente. A volte un po' meccanica, ma siamo solo alla prima puntata. E poi se si perdono, ritrovano la propria identità quando insistono con più accenti sulla propria inettitudine personale.

Certo, a volte la retorica degli 'outsider' ad ogni costo è un po’ forzata – e il rischio giovanilismo sempre dietro l’angolo - ma si tratta di una prospettiva, che oltre a far sempre ridere, rappresenta in fondo il sentimento di alienazione che il trio condivide con una generazione di pubblico, che per età anagrafica e momento storico, è stata lasciata ai margini di qualunque realtà sociale. E che ha imparato a reagire con la stessa violenza - verbale e simbolica - che il sistema gli ha rovesciato a propria volta contro. Bravo infine Matteo Corradini –  assente nell’esperimento del 2012, Late Night with The Pills – il cui divertimento davanti alle telecamere è davvero sincero. 
 
 

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