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Stasera in TV 14 giugno: Leo DiCaprio da vecchio diventa J. Edgar per Clint Eastwood

Il direttore dell'FBI raccontato da uno dei più grandi registi statunitensi, un personaggio figlio del suo tempo che in molti ancora odiano...

14.06.2018 - Autore: Mattia Pasquini
Un personaggio divenuto leggenda, anche se non sempre in positivo, e spesso rappresentato dai film - recenti, soprattutto - è quello dell'ex direttore del Bureau, l'FBI, J. Edgar Hoover. Che nel film di Clint Eastwood viene riportato in vita, per svelarne segreti, ombre e durezze, grazie alla magistrale interpretazione del solito eccezionale Leonardo DiCaprio. Qui protagonista di una incredibile e inedita trasformazione

Il film. Durante la sua vita, J. Edgar Hoover è diventato l'uomo più potente di tutti gli Stati Uniti d'America. A capo dell'FBI per circa 50 anni fino alla data della sua morte nel 1972, non si è fermato davanti a nulla pur di proteggere il suo paese. Restando in carica durante i mandati di ben 8 Presidenti e tre guerre, Hoover ha dichiarato guerra a minacce sia vere che immaginarie, spesso infrangendo le regole per proteggere i cittadini americani. I suoi metodi erano allo stesso tempo spietati ed eroici e la sua più grande ambizione era quella di essere ammirato a livello globale. Hoover è stato un uomo che dava grande valore ai segreti - soprattutto a quelli degli altri - e non ha mai avuto paura ad usare le informazioni in suo possesso per esercitare la sua autorità sui leader più importanti della nazione. Consapevole che la conoscenza è potere e che la paura crea le opportunità, ha usato entrambe per ottenere un'influenza senza precedenti e per costruirsi una reputazione che era formidabile e intoccabile.



Dietro le quinte. Difficile tenere due personalità come quelle di DiCaprio ed Eastwood senza nessun tipo di tensione… Come quella scaturita dalla richiesta dell'attore di ripetere una ripresa che il regista invece dichiarò conclusa. Per fortuna la divergenza non ebbe conseguenze, visto che i due si mostrarono tranquilli l'uno con l'altro per tutto il resto del film. E dire che anche il 'suggerimento' dello stesso Leo di rendere il rapporto tra J.Edgar e Clyde più fisico venne bocciato da Clint, fedele alla sua sceneggiatura, come d'abitudine. Ma sarebbe stato folle perdere l'occasione di lavorare per il regista, ambita da moltissimi attori che pure sfiorarono la partecipazione al film segretamente noto come 'Lawman' e che segnò l'esordio di Adam Driver in un film effettivamente distribuito. Come Amy Adams, Claire Danes o Charlize Theron (inizialmente preferita alla Watts, ma impegnata con Biancaneve e il cacciatore) per il ruolo di Helen Gandy, Come Bradley Cooper e Joaquin Phoenix per quello di Clyde Tolson o Scott Eastwood come Agente Smith… Non a caso Judi Dench arrivò a nascondere a tutti di essersi rotta un dito del piede nel film precedente per paura di essere sostituita!

Perché vederlo. Clint è sempre Clint. E poche volte abbiamo potuto godere di un Eastwood tanto crepuscolare e meno limpido di altre volte. Nel raccontare la biografia di uno dei campioni dell'America più reazionaria e chiusa, il regista - spesso tacciato di rigidità politiche e criticato per le sue più o meno supposte simpatie - ci regala un'immagine del Paese e di quegli anni niente affatto stereotipata. E un profilo umano inatteso, drammatico e tragico, maniacale e fragile insieme, ricco di durezze e ambiguità, anche sessuali, che se non ce lo faranno diventare più simpatico di certo ci distrarranno da eventuali pregiudizi. La confezione, curatissima e minuziosa come poche altre volte, rispecchia in pieno lo studio fatto sul personaggio, un tassello incastrato a forza e costretto in una vita che diventa universale nel suo assumere tratti più grandi di lui, come spesso accade nel cinema del regista di San Francisco.
 

La scena da antologia. Il duro confronto con Robert Kennedy sulle questioni di politica interna, che ci mostra un DiCaprio invecchiato e nascosto dietro al pesante trucco di un Hoover ormai anziano e spaventato e la cena casalinga, esemplare dell'ambiguo rapporto con la madre, e le donne tutte (come vediamo quando è in compagnia al ristorante o nell'impacciato corteggiamento della segretaria interpretata Naomi Watts, fino alla dichiarazione del suo sottoposto Clyde Tolson/Armie Hammer), sono sicuramente tra i momenti più intensi del film, eppure il suo arrivo e la promessa di un 'Nuovo Bureau' non possono esser ignorati, in quanto 'scintilla' dalla quale tutto origina.

I Premi. A conferma del fatto di non esser stato troppo amato dalla critica - soprattutto statunitense - il palmares del film rimase piuttosto scarno. Ricco di nomination e candidature raccolte in festival minori e da associazioni di categoria, venne 'incoronato' solo da National Board of Review Awards e AFI Award, con l'eccezione dell'Hollywood Film Award a James J. Murakami come Scenografo dell'anno.

Dove e quando. Alle 21.20 su Italia 1, canale 6 del digitale terrestre e della piattaforma satellitare TivùSat.