
Ambra parliamo del momento in cui la tua carriera cinematografica è decollata con il ruolo in Saturno contro di Ozpetek...
In un certo senso sono stata io a cercare di farlo accadere. All'epoca stavo presentando una serata di premiazioni. Una delle ragioni per cui ho accettato quel lavoro è stata proprio l'occasione di conoscere Ferzan e Dario Argento, che sarebbero stati presenti. E' stata un po' come una gag fantozziana: d'un tratto ero muta davanti a Ferzan, forse per questo lui si sarà immaginato tante cose che io non ero e per questo mi ha fatta chiamare quando preparava il film. Se parlerete con Ferzan lui vi dirà che rintracciare me è stato più difficile che avere un colloquio con il Papa. La verità è che non sapevo cosa dirgli e non avrei comunque potuto fare il film perché ero incinta. Lo ho lasciato aspettare, ero certa che non mi avrebbe più richiamato, che lo avrebbe dimenticato. Sei mesi dopo è squillato il telefono e dall'altra parte della cornetta Ferzan mi ha chiesto: “Adesso sei pronta?”.
Torniamo un attimo indietro. Mi incuriosisce la tua passione per Dario Argento.
Una passione genetica trasmessa da mio padre, amante del cinema horror. Sia degli horror d'autore che di quelli minori, che comunque conosco bene. Perché dobbiamo sempre andare a cercare le nostre passioni all'estero? Che c'è da non invidiare a Suspiria? Un gran film con una Torino fotografata come mai nel mondo. Mi piacerebbe morire in uno dei suoi film.
Ti è mai capitato di morire al cinema?
Come morta mi sono offerta varie volte, non ha mai funzionato. Sono morta una volta per un film in TV.

A proposito di commedia, mi sei piaciuta tanto in Anche se è amore non si vede di Ficarra e Picone (recensione). Come è stata quella esperienza?
Li adoro con tutto il cuore. E' stato come realizzare un sogno, perché sono stata io a cercarli. Appena ho saputo che stavano preparando un nuovo film ho chiesto loro un incontro: inizialmente avranno pensato che ero pazza. Su quel set mi sono resa conto di quanto siano una macchina perfetta, e quanto la loro collaborazione sia affascinante. Il loro modo di lavorare potrebbe benissimo essere brevettato per diventare la soluzione della convivenza tra coppie. C'è sempre un momento di panico sul set: quando sta per accadere il peggio, uno dei due si ferma e lascia che l'altro decida.
Chiudiamo con la domanda di battaglia di Film.it: qual era il poster che avevi in camera da ragazzina?
Avevo la cameretta condivisa con altre due persone quindi ce ne erano tanti. Mia sorella aveva George Michael e gli Wham! Mio fratello aveva tutte le foto storiche di Alberto Sordi nelle sue varie trasformazioni e alternava i Queen. Io nel mio spazietto rimasto avevo una piccola foto di Madonna. L'unico tra tutti quei poster ad essere adesivo. Ancora oggi è rimasto lì. La scelta di Madonna non era casuale: anche lei è una tuttologa e dunque rimango fedele alle mie origini.
Mai Stati Uniti è distribuito nei cinema da 01 Distribution.