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IL MISTERO DELL'ACQUA

"Il mistero dell'acqua"

il mistero dell'acqua

29.03.2001 - Autore: Luca Persiani
La regista Kathryn Bigelow (Point Break, Strange Days) è nota in tutto il mondo per la sua personale lettura del cinema dazione, fatta di uno stile fluido e adrenalinico e unattenzione superiore alla media del genere. Poco noto è il suo lungometraggio desordio, The Loveless (1982), con Willem Dafoe, sorta di esercizio dautore sui temi del biker movie (i b-movie sui motociclisti) dove poco evidenti sono le caratteristiche stilistiche che la renderanno poi autrice di fama internazionale. Ed è forse a questo tipo di cinema, probabilmente ritenuto dalla regista più personale, cui vanno ricondotte le scelte de Il Mistero dellAcqua, tratto da The Weight of The Water, romanzo di Anita Shevre. Il tentativo del film è quello di raccontare due storie lontane nel tempo unite dal tema di un forte tabù sessuale, il cui specchio simbolico e comune è, senza troppe spiegazioni, lacqua del mare. E se da una parte convince la crudissima storia ottocentesca dellimmigrata che si trova ad affrontare una vita non voluta e detestata, che alla fine la porta ad una lucida follia di passione, è difficile farsi coinvolgere dalla parte contemporanea, il cui racconto, volutamente, si muove fra situazioni mezze dette, legami accennati, tragedie sfiorate. Il parallelismo fra le due storie e le due donne appare forzato, artificioso, privo di quella necessità che una storia del genere, così estrema e intensa, richiederebbe. Senza contare la pessima qualità dei dialoghi dei protagonisti, costantemente impegnati in citazioni poetiche e scatti letterari, che siano la bellona tentatrice Elizabeth Hurley o il poeta Sean Penn, impegnato nellennesima e indesiderata interpretazione di maledetto sensibile e tormentato, spettinato e sempre col bicchiere in mano, con lespressione dolente e ispirata. Lintreccio fra passato e presente non si amalgama mai, anche per le scelte stilistiche nettamente differenti che caratterizzano le due narrazioni: una macchina da presa più elegante e attenta allimmagine a bordo della barca, uno stile meno vincolato ai virtuosismi e più rozzo per lepisodio ambientato nell800. Quella che è una scelta stilistica ben precisa sfocia però in un esercizio che rimane freddo come le latitudini narrate dalla storia. La temperatura emotiva non sale, locchio della fotografa Jane non riesce a farci veramente partecipi delle storie strazianti che vive e su cui investiga (e soprattutto della sua tragedia personale), facendole rimanere una sorta di odissea privata e oscura, a tratti elegante, a tratti giustamente- più ruvida, ma mai realmente penetrante e motiviata.    
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