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Il buio nell'anima

Il nuovo film di Neil Jordan si presenta molto curato, con almeno un paio di scene che esaltano le capacità registiche ed il montaggio ma per il resto la pellicola non convince

Il buio nell'anima

03.10.2007 - Autore: Adriano Ercolani
     

Di fronte ad una pellicola come questo “The Brave One” è molto difficile cadere nella trappola di un commento moralistico, ma allo stesso tempo quasi impossibile scindere la forma filmica dal contenuto, o meglio dal messaggio interno all’opera stessa. Costretti quindi a partire proprio da quest’ultimo aspetto, ci troviamo quasi imbarazzati a testimoniare che il film di Jordan è uno dei lavori più sconcertanti apparsi sullo schermo negli ultimi tempi, che a paragone fanno apparire vecchi lavori di Stallone o Schwarzenegger come assolutamente “liberal”. La cosa più incredibile è che a dirigere questo elogio della giustizia privata si trova proprio l’irlandese Neil Jordan, uno dei cineasti più eclettici ed in qualche modo iconoclasti che il panorama cinematografico internazionale ci ha regalato da vent’anni a questa parte. Evidentemente la necessità di poter lavorare su progetti più personali in piena libertà artistica deve aver spinto il regista ad accettare di sottomettersi con totale passività alle regole dell’industria hollywoodiana, che lo ha messo al timone di un’operazione di tale ambiguità. Dal punto di vista meramente formale “Il Buio nell’anima” si presenta comunque molto curato, con almeno un paio di scene che esaltano le capacità registiche ed il montaggio; questo non basta però a giustificare il fatto che si tratta comunque di un film che giustifica, anzi sembra addirittura incoraggiare, la vendetta personale che va oltre la giustizia civile. 

In un momento di cinema in cui si avvertono molti, troppi segnali che sembrano presagire una nuova corrente di “conservatorismo hollywoodiano” (alla faccia di Clooney & Co….), questo “Il Buio nell’anima” desta malcelata preoccupazione: cucito addosso ad una Jodie Foster sempre brava ma allo stesso tempo sempre più inquietante - non si sta costruendo addosso un personaggio un po’ troppo guerriero, vedi anche “Flightplan” (id., 2005) o “Panic Room” (id., 2002)? – il film propone una visione del singolo individuo e del suo rapporto con la società decisamente troppo violento e irrazionale. Un enorme passo falso di Neil Jordan, che speriamo almeno lo recupererà con un prossimo lavoro personale ed ispirato.