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Top Five: febbre da Slasher!

Mentre Michael Myers torna al cinema grazie a "Halloween II" di Rob Zombie, noi ripercorriamo la storia del genere slasher attraverso cinque film (e cinque scene) che hanno terrorizzato gli adolescenti di tutto il mondo...

Freddy Vs. Jason

21.10.2009 - Autore: Luigi Vercotti
Forse John Carpenter non si rendeva pienamente conto di quello che stava facendo, quando nel 1978 diede alla luce “Halloween”. Fatto sta che quella storia di adolescenti arrapati che vengono sbudellati in serie da un maniaco omicida mascherato (peraltro anticipata dal thriller di Sergio MartinoI corpi presentano tracce di violenza carnale”) avrebbe fatto scuola, generando da sola un intero filone dell’horror che per tutto il decennio ’80 avrebbe spopolato nei cuori e nelle viscere dei teenagers di tutto il mondo: lo slasher.

Un sottogenere dalle leggi molto semplici, quasi banali, ma funzionali a una narrazione sincopata e piena di colpi di scena, perfetta per sgranocchiare popcorn e atteggiarsi a duro con le ragazze, anche davanti agli spaventi più efficaci. Dopo Michael Myers, giunsero Jason, Freddie, Chucky e una sfilza di mostri più o meno riusciti, mentre film come “Venerdì 13”, “Nightmare”, “Il giorno di San Valentino” e “Non entrate in quella casa” si portavano a casa incassi sproporzionati rispetto ai loro quasi sempre ridicoli budget. Mentre “Halloween II” di Rob Zombie è attualmente nelle sale (distribuito dalla Mediafilm), ripercorriamo la storia dello Slasher attraverso cinque film (e cinque scene) che lo hanno scolpito nella memoria collettiva.

Halloween

1. La soggettiva del piccolo Michael, da “Halloween” (1978)
Michael Myers è universalmente conosciuto per quella sua inquietante maschera bianca, in realtà un calco del volto di William Shatner trovato dal regista John Carpenter in un magazzino degli studios. La sua espressione impassibile rifletteva perfettamente l’anima svuotata di un killer che “non è umano. E’ il "male assoluto”, come diceva il Dottor Loomis (Donald Pleasence). Ma prima della maschera bianca, c’era il piccolo Michael, un ragazzino che, nella notte di Halloween del 1963, uccide la sorella a coltellate senza nessun motivo, e dopo aver compiuto questo gesto insensato smette di parlare per sempre. Il piano sequenza in soggettiva che apre il film è allo stesso tempo un capolavoro di tecnica e un omaggio sentito al cinema di Dario Argento. E il colpo di scena che chiude la sequenza, quando la camera stacca e vediamo per la prima volta il viso innocente del piccolo assassino, ancora oggi fa venire la pelle d’oca!

Johnny Depp in Nightmare Dal profondo della notte

2. Johnny Depp risucchiato dal letto in “Nightmare” (1984)
Wes Craven, con “Nightmare”, ha impresso un marchio indelebile nello slasher, girando un film molto personale e raffinatissimo, dove sogno e realtà si fondono in maniera alle volte impercettibile. E il killer Freddy Krueger (Robert Englund), il guanto artigliato, il volto sfigurato dal rogo in cui è stato ucciso per vendetta dai genitori delle sue piccole vittime, è entrato istantaneamente nel mito, tanto che la serie ha prodotto ben sei sequel e sta per ripartire da zero con un nuovo Freddy, Jackie Earle Haley. La scena che ricordiamo è quella in cui un giovanissimo Johnny Depp – che esordiva proprio in questo film – viene trascinato da Freddy letteralmente dentro il materasso. Una sorta di buco nero risucchia il malcapitato e sputa una colonna di sangue e liquami che imbrattano la camera, sotto gli occhi inorriditi dei genitori! Che brutta fine, povero Johnny… ma che grande inizio!

Jason Voorhees in versione sacco in testa

3. Benvenuti in casa Voorhees, da “Venerdì 13 parte 2” (1981)
Abbiamo scelto il secondo capitolo della saga di Jason Voorhees perché è il primo in cui appare ufficialmente Jason. In “Venerdì 13”, infatti, il serial killer che faceva fuori il solito gruppetto di teenagers in calore al campo estivo di Crystal Lake era la madre di Jason, che voleva vendicarsi della morte del figlio. Ma alla fine di quel film Jason risorgeva dalle acque, ed è nella seconda parte (da noi chiamata “L’assassino ti siede accanto”) che il killer deforme inizia la sua crociata di morte contro chiunque osi avvicinarsi alla sua dimora nei boschi. La scena clou di questo capitolo è il punto in cui la protagonista Ginny (Amy Steel), fuggendo dal mostro, si rifugia in una capanna nei boschi… solo per scoprire che è proprio lì che lui vive! Scoperta una stanza in cui Jason tiene la testa della madre in decomposizione su un altarino, Ginny decide di impersonarla per convincere il killer a farsi ammazzare, in una sequenza che è stata ripresa paro paro nel remake di Marcus Nispel. Ma Jason è un osso troppo duro per cadere in un così banale tranello…

Drew Barrymore terrorizzata in Scream

4. La sequenza di apertura di “Scream” (1996)
Wes Craven appare per la seconda volta nella nostra piccola classifica, con un gioiello che riportò in auge lo slasher a metà anni ’90 e generò, bisogna dirlo, un’onda anomala di produzioni di infimo livello, e due sequel decisamente non all’altezza dell’originale. Eppure, “Scream” è un horror coi fiocchi, che gioca con le regole del genere esibendo una cinefilia che farebbe invidia a Tarantino. Tutti i protagonisti, infatti, parlano di film in continuazione e c’è persino un nerd che enuncia le tre regole per sopravvivere a un horror: niente sesso, niente alcol e droghe, e mai dire “torno subito”. Tutte quante verranno, ovviamente, ribaltate dalla sceneggiatura di Kevin Williamson. Appartiene invece totalmente al genio di Craven la sequenza d’apertura, che vede un cameo di Drew Barrymore nella parte di una liceale che viene perseguitata dal killer misterioso. L’assassino la chiama al telefono proponendole un quiz sul cinema: se risponderà bene il suo ragazzo vivrà, altrimenti moriranno entrambi. Segue una scena carica di tensione e sadismo che sfocia in un massacro “old school”, di quelli che non si vedono più. Che faremmo senza Wes Craven?

Il giorno di San Valentino

5. Il gioco al gatto col topo in miniera, da “Il giorno di San Valentino” (1981)
Il giorno di San Valentino” altri non è se non “My Bloody Valentine”, rifatto da poco come “San Valentino di sangue 3D”. L’originale, diretto da George Mihalka, è un onestissimo prodotto di genere, che ebbe la fortuna di stare nel posto giusto al momento giusto. Fu infatti uno dei primissimi slasher, amato dal popolo horror che lo ritiene ancora un oggetto di culto. Il silenzioso e letale Harry Warden, il killer con la maschera a gas e la tenuta da minatore, è un’altra figura iconica che rimane impressa alla prima visione. Ma a rendere la pellicola obbligatoria è soprattutto la sequenza finale, una lunga partita al gatto col topo in miniera, tra gli immancabili adolescenti cretini e l’efficientissima macchina di morte armata di piccone. Girata con maestria, claustrofobica e soprattutto divertentissima. Anche senza il 3D.

Per saperne di più

Il trailer di Halloween II
Rob Zombie, artista a 360°