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Intervista a Monica Bellucci: i prossimi progetti, in attesa di Mozart in the Jungle 

Al Festival di Monte Carlo la diva italiana confessa l'intenzione di darsi alla produzione di una serie tv e il suo amore per le donne

08.03.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
"Cerco ruoli che non mi annoino" ci aveva confidato Monica Bellucci alla scorsa Mostra di Venezia, poi sono arrivati gli annunci della sua partecipazione alla segretissima nuova stagione di Twin Peaks e l'impegno al fianco di Gael Garcia Bernal in Mozart in the Jungle. Due serie che sembrano averla invogliata a restare nel 'campo', magari con una produzione propria… Un progetto che accarezza e del quale parliamo con lei, in occasione del Monte-Carlo Film Festival de la Comédie che le ha consegnato un graditissimo Premio alla Carriera. "Ma io non ho fatto tanta commedia…", ci tiene a sottolineare, prima di mettersi a nudo...

Non saranno molte le commedie, ma I mitici - Colpo gobbo a Milano dei Vanzina lo ricordano tutti…
Ero veramente agli inizi quando Vanzina mi diede quella chance. Parlavo marchigiano e mi ci voleva il coach, ma è stata una prima possibilità. Poi anche con Giovanni Veronesi abbiamo fatto cose divertenti. Oggi sta per uscire anche in Italia la nuova stagione di Mozart in the Jungle, nella quale interpreto un ruolo molto divertente, e molto profondo insieme. Si tratta di una cantante d'Opera che esce dalle scene senza che si sappia il perché. Ovviamente poi lo si scopre, ma attraverso i toni della commedia e dell'ironia si riesce a scavare a fondo il dramma di questa donna che lotta con se stessa.

La vedremo anche in Twin Peaks, anche se non sarà una commedia. Può dirci qualcosa di più?
Purtroppo no. Ma questa delle serie televisive è una situazione del tutto nuova, che offre la possibilità agli attori di interpretare dei ruoli incredibili. Ruoli che spesso è difficile trovare al cinema. Però, per quanto io adori le serie, o alcune di esse, rimango dell'idea che il cinema abbia sempre e comunque una magia particolare, qualcosa di speciale che non saprei spiegare. Son due modi diversi di raccontare e di creare immagini, ma una non sostituirà mai l'altro. Se mi chiedessero di interpretare un'altra serie tv, e fosse bella, la farei senza problemi, tanto ho adorato l'esperienza di 'Mozart'. E poi io stessa sto pensando di produrre una serie televisiva, una bella storia, potente, con dentro tante cose; una produzione internazionale, con gli Stati Uniti, e non solo… Ma per ora non posso dirne di più.

Bernal, suo compagno su quel set, l'ha definita 'una che non molla'
Gael è un attore straordinario, ci siamo divertiti molto. Avevamo delle scene forti da fare insieme, e per farle ci vuole sempre una certa alchimia. Quando c'è quella, e il rispetto reciproco, le cose vengono meglio. E poi è un attore con il quale riesci a 'passarti la palla'. È stato davvero un bell'incontro.

È a Monte Carlo per un premio alla carriera, che impressione fa?
Facendo una sorta di bilancio, quando ho iniziato questo lavoro non avrei mai pensato di lavorare con molte delle persone che ho incontrato. Ero già contenta di lavorare in Italia, non speravo certo di ampliare tanto la cerchia di registi e di Paesi visitati. Sono stata molto fortunata, che siano arrivate certe occasioni in primis. Ma certo, è sempre più facile scegliere quando si ha il piatto pieno…

Cosa ha imparato in tutti questi anni?
Le lingue! A parte gli scherzi, ho imparato ad adeguarmi. Ogni film è una esperienza nuova e un bravo attore deve sapersi adeguare. Le situazioni possono essere opposte, devi poter improvvisare… e poi soprattutto la capacità di condividere. Sul set fai parte di una grande famiglia e devi essere aperto a tutto. Ci vuole grande curiosità, umana. E io sono molto curiosa. Quando ho iniziato amavo molto il cinema, ma ero del tutto ignorante in materia. Ringrazio chi mi ha spiegato tante cose, ma tante cose ho dovuto impararle sulla mia pelle, cadendo e rialzandomi. Ma grazie all'amore per questo lavoro, oggi sono migliorata. Non si finisce mai di imparare, e ancora oggi continuo a farlo.

Ci vuole sicuramente la capacità di sorridere, soprattutto nei momenti più duri…
Non a caso si dice che l'ironia sia il punto più alto della disperazione. Quando cominci a ridere della tragedia vuol dire che in qualche modo l'hai vissuta, ma che ormai riesci a guardarla da una certa distanza. Ma sulle delusioni della carriera, ci rido sopra. Sono le delusioni della vita quelle che ti ammazzano.

Certe scelte coraggiose, certi progetti: sono la conferma che oggi si sente più sicura?
Credo stia cambiando il modo di guardare le donne. Siamo più forti, ci rispettiamo di più, abbiamo smesso di pensare che sia la gioventù a creare la bellezza. E questo fa sì che anche gli uomini ci guardino in un altro modo. E di conseguenza anche il cinema. La donna viene rappresentata in tutte le sue età, e le carriere diventano molto lunghe oggi, come dimostra la Huppert che va agli Oscar con un film in cui c'è una sensualità fortissima. Prima, a quarant'anni la carriera era finita, per quanto ci fossero donne bellissime e piene di talento.

Oggi non sembrano mancare donne belle e talentose, insomma
Io sono una che ama le donne, quando guardo le donne più giovani penso alle mie figlie, quando vedo le donne più grandi di me penso alle cose che devo ancora imparare. Mi vengono in mente le mie nonne, due donne pazzesche che mi hanno insegnato tante cose e che ho amato da morire. Per questo ho voglia di rappresentare le donne a tutte le età. D'altronde quando vedo me stessa sullo schermo con qualche ruga in più, non mi dà fastidio.

A cosa porterà questa voglia?
Quella idea cui accennavo, e che mi piacerebbe realizzare. Si tratta della storia di una donna interessante da portare sullo schermo. Ma a parte questo progetto - che non so se si farà alla fine, e spero di si - mi piace molto quando arrivano delle idee nuove cui non avevo pensato. Sono molto femminile in questo senso, mi piace la sorpresa.