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Matilda Lutz sanguinaria in Revenge, la sorpresa del Torino Film Festival [Intervista] 

Uno dei titoli più duri visti al TFF: l'ultima musa di Muccino interpreta una ragazza sopravvissuta a uno stupro e pronta a farla pagare cara ai suoi carnefici

30.11.2017 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato al Torino Film Festival (Nexta)
Matilda Lutz, milanese. Classe 1992. La musa dell'ultimo Muccino e scream queen nel poco memorabile The Ring 3. Un'attrice italiana che ha raggiunto velocemente la sua pole position internazionale. E che adesso cerca orizzonti più coraggiosi. E' lei una delle icone istantanee di questo trentacinquesimo Torino Film Festival, grazie alla sua prova nel thriller sanguinario Revenge. Uno di quei film che se ti coglie di sorpresa può anche provocare crisi in sala: è successo al Festival di Toronto, dove hanno dovuto chiamare i paramedici per soccorrere uno spettatore che si era sentito male dopo aver visto una sequenza in cui un personaggio cerca di rimuovere un pezzo di vetro dal suo piede. Adesso prima di arrivare nelle sale italiane con Koch Media, Revenge viene proiettato all'interno della sezione Afterhours del TFF. 


 
La Lutz interpreta un personaggio che a un quarto della storia diventa totalmente diverso da quello che avevamo conosciuto. Di solito questa trasformazione si realizza alla fine di un film, qu invece l'attrice interpreta una "Lolita" legata a un ricco dirigente d'impresa che finisce per essere stuprata e ridotta in fin di vita dagli amici del fidanzato. Nel bel mezzo del deserto. Non morirà, ma tornerà più forte di prima, armata fino ai denti. Pronta a farla pagare cara a chi ha osato perfino torcerle un capello. 

"Charlize Theron in Mad Max è una delle mie dure del cinema preferite. Non vedo l'ora di vedere Atomica bionda - rivela la Lutz quando Film.it la incontra in un albergo del centro di Torino - E mi piace anche Angelina Jolie in Tomb Raider, ma quello è naturale!". 

Hai nominato attrici e ruoli che hanno imposto loro ore e ore di palestra. Quanto interpretare questo film ti ha richiesto quel tipo di lavoro?
Diciamo che il tempo per la palestra non c'è stato. Perché giravamo sedici ore al giorno, avevamo cinque ore per dormire. Sarebbe stato impossibile. La palestra l'ho fatta sul set. L'arma che impugno è vera, pesava tre chili e piano piano vedevo le braccia che mi crescevano...
 
La regista di Revenge, Coralie Fargeat, aveva già affidato il ruolo a un'altra attrice, che poi si è spaventata e ha rinunciato al film...
Erano ben due attrici, in realtà. Una ha mollato ancora prima di iniziare il tutto. L'altra aveva fatto le prove con gli altri attori ed era pronta a girare. Poi ha abbandonato. Non mi stupisce, però: le due attrici scelte prima di me erano molto giovani. Io ho comunque ventisei anni, se ne avessi avuti diciannove sarebbe stato diverso. Mi sarei spaventata anche io, perché questo è un ruolo molto forte. 


 
Un ruolo forte che tu però hai approcciato con entusiasmo...
Sono rimasta colpita dalla regista: era il suo primo film e la vedevo forte e determinata. Ha lavorato a questo progetto per tre anni prima di trovare il budget. E poi Revenge mi avrebbe permesso di trasformarmi da Lolita a vendicatrice, non vedevo l'ora. 
 
Sì il film schiva un cliché in maniera intelligente: spesso nel cinema sono le donne più forti a subire una violenza. Qui all'inizio sei una provocatrice. Una "Lolita" come dici tu. E questo film arriva in un momento in cui si discute tanto della responsabilità delle donne all'interno dei casi di molestie...
Era proprio l'obiettivo del film. A differenza di tanti altri titoli dove la vittima è sempre mostrata come pudica, forte o intellettuale, qui facciamo il contriario. Come se dicessimo che anche se una donna è sensuale e provocante, allora va benissimo che lo sia. Nel film vediamo Jen ubriacarsi prima dello stupro, io non capivo la cosa. Chiedevo alla regista: "come è possibile che si comporti proprio così?". Sono cresciuta in Italia, una realtà in cui il problema esiste. Le chiedevo: "sei sicura che vuoi spingerla così tanto?". Coralie mi ha fatto capire anche se una ragazza si veste in un determinato modo sensuale o provocante... anche in quel caso niente è lecito. 
 
Mi parlavi del tuo DNA italiano. Come reagiva sul set?
All'inizio c'era una parte mia italiana che queste cose non le capiva. Io non ho mai giudicato, sono contro il giudizio, ma sono anche cresciuta con mamma che mi diceva "non metterti i pantaloncini corti perché poi ci sono delle conseguenze". Ed è vero. Verissimo. Ma bisogna far capire anche che non siamo noi sbagliate. E' vero che ci sono delle ragazze più provocanti, sveglie e spinte, ma questo non giustifica una violenza, psicologica o fisica. Se tu usi il tuo potere per uno scambio, anche se la ragazza ci sta, comunque sei tu che hai usato il tuo potere. 


 
E' un momento in cui il cinema mainstream non ha paura di mostrare combattimenti corpo a corpo tra uomini e donne. Andiamo a vedere Charlize Theron ed eccola sullo schermo sanguinare come Bruce Willis in Die Hard... 
Ti parlo da attrice: girare una scena così sarebbe bellissimo per me. Revenge ha sequenze violentissime, ma mi piacerebbe tanto fare una scena coreografata, lunga, di pestaggio. Perché ho fatto dei corsi con stunt-man e vorrei imparare molto di più per quel che riguarda il filone dell'action.

Hai studiato psicologia per due anni. Non ti piacerebbe anche finire quel corso di studi?
Non lo finirò. Ho fatto due anni e non mi ricordo quanti esami ho superato. Ma anche quello è servito. Mi piace un sacco osservare le persone, il loro movimento, il modo in cui camminano e parlano. Ho sempre letto libri di psicologia e continuo a farlo. Ma quando sono arrivata a Los Angeles, ho capito cosa volevo fare davvero. Mi sono detta: "Voglio stare qui. Voglio provarci". 
 
Revenge arriverà sugli schermi italiani prossimamente, distribuito da Koch Media

 

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