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Luc Besson torna bambino: "Spero che mio padre e David Bowie vedranno Valerian dal paradiso"

Il regista francese svela i segreti del suo nuovo film, Valerian e la città dei Mille Pianeti, dal 21 settembre in sala

14.09.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
È un Luc Besson contento per l'accoglienza ricevuta ("era dal 1841 che la stampa non mi manifestava tanto interesse") e per l'apprezzamento per il suo nuovo film quello che accompagna in Italia il Valerian e la città dei mille pianeti atteso nelle nostre sale entro pochi giorni. Basato sul famoso fumetto francese Valérian et Laureline di Pierre Christin e Jean-Claude Mézières, il film affonda le sue radici nell'infanzia del regista francese, e nel piccolo Luc che fu…

Spesso i giornalisti mi definiscono "infantile", ma non ho dimenticato il piccolo Luc di dieci anni, con il quale ancora oggi ho ottimi rapporti. Mi aiuta molto. E poi credo che gestire 2000 persone per quattro anni per realizzare un film, o avere cinque bambini che mi aspettano a casa, dimostri che tanto infantile non sono...



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La dedica del film, è però a suo padre…
A lui e al piccolo Luc… Fu lui a regalarmi l'albo a fumetti quando avevo 10 anni. Purtroppo è scomparso durante la lavorazione del film e non ho potuto mostrarglielo. Spero solo che lassù ci siano sale 3D dove possa vederlo e che organizzeranno una proiezione per mio padre, e magari David Bowie e altri. Visto che sono a Roma, a due passi dal Vaticano, proverò a chiedere che mettano una buona parola.

A parte i fumetti, di cui è appassionato, si è ispirato a dei film?
Quando si inizia a girare un film, soprattutto di fantascienza è bene evitare assolutamente di vederne altri. Anzi, bisogna purificarsi da quanto si puo aver assorbito in precedenza. Per questo ho lavorato con 6 artisti diversi, e provenienti da tutto il mondo. Per più di un anno, senza che si incontrassero o potessero contare su indicazioni particolari o sulla sceneggiatura. Ci siamo fatti mille domande, esplorando creativamente le possibilità da sviluppare. Solo io avevo contatti con quei sei, una volta a settimana, e dopo un anno mi hanno consegnato cinque o seimila disegni, alcuni davvero folli, da far venire voglia di portarli alla neuro.

Dai capelli della protagonista al personaggio di Rihanna, che riferimenti ha voluto mantenere dal fumetto originario?
Avevo provato il rosso per i capelli di Laureline, ma non mi pareva stesse bene e non volevo che ricordasse troppo Il Quinto Elemento. In quel caso ho scelto semplicemente la soluzione che le stava meglio. Bubble, invece, esisteva già nel fumetto dal '75, e mi piaceva per il suo soffrire la sua stessa capacità di trasformarsi, per la mancanza di una identità personale. Un po' una sindrome dell'attore, che spesso patisce problemi in questo senso. Ma il tema che mi interessava di più era di far riferimento ai popoli massacrati in nome di religione, economia o progresso, come i nativi americani o gli ebrei. Possiamo dire che ho fatto il film per spiegare questo ai miei figli, che si annoiavano quando gli raccontavo queste stesse cose come se fossero a scuola. Mi tocca fare film da 180 milioni per educare i miei figli!



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Eppure certa sua 'forza' di rottura sembra più legata ai suoi primi film, non tanto agli ultimi, più commerciali forse?
Sono scelte. Quando ho iniziato, negli anni '70, ero giovane e ribelle, cresciuto in una società molto borghese, addormentata, e avevo voglia di scuoterla. Con il passare degli anni poi sono invecchiato e forse mi è passata la voglia di scuotere una società indurita e in pessime condizioni. Ho soprattutto avuto voglia di fare qualcosa di diverso, di più bello e divertente.

Che potrebbe continuare con una trilogia, come previsto?
A me piacerebbe molto farne tre, ma anche 25! Non dipende solo da me. Certo, se il film avrà un enorme successo possiamo sperarlo. Sono questioni economiche, io penso al lato artistico.


Valerian e la città dei mille pianeti, in sala dal 21 settembre 2017, è distribuito da Leone Film Group ed Europacorp Distribution.