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La playlist di IT: l'horror tratto da Stephen King è una lettera d'amore agli anni Ottanta

Conversazione a 360° con il regista Andy Muschietti. Le musiche, i riferimenti visivi, l'omaggio a Spielberg e le cose da non fare assolutamente quando si adatta il Maestro del Brivido

It

26.10.2017 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
I Cult, i Cure, gli UB40, gli Smiths, le Bangles e naturalmente i Simple Minds. La playlist che Andy Muschietti ha creato su Spotify sarebbe un perfetto oggetto di culto: contiene infatti tutti i brani che il regista ha ascoltato per prepararsi a IT e alla sua ambientazione inedita rispetto al libro di Stephen King. Laddove, nel capolavoro del maestro del brivido, la parte dedicata ai bambini era ambientata negli anni Cinquanta, il film arrivato sui nostri schermi da una settimana è invece ambientato negli anni Ottanta.

 
 
"Ho scritto una lettera a Stephen King in cui gli chiedevo di perdonarmi per aver tradito il suo libro. Per ogni piccolo cambio narrativo", afferma Muschietti quando lo incontriamo a Madrid. Quella lettera non solo ha avuto una risposta ("Mi ha scritto una mail che è diventata il mio tesoro personale"), ma King ha subito rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui rassicurava i fan del libro che il film non li avrebbe delusi. 
 
Sullo schermo gli anni Ottanta diventano un personaggio vero e proprio. È così che, mentre i protagonisti si confessano a vicenda le loro paure più profonde, sullo sfondo vediamo un multisala che proietta Batman di Tim Burton e Arma letale 2. Siamo nell'estate del 1989 - quei due film arrivarono in Italia nell'ottobre di quello stesso anno. Più avanti Bill Denbrough avrà un confronto col suo amico Richie Tozier davanti al poster di Nightmare 5 - Il mito. All'inizio del film, invece, appare anche un poster di Gremlins affisso nella camera di Bill e Georgie. "Alcuni di quei film li ho voluti io, altri invece fanno parte del catalogo Warner Bros., me li hanno forniti loro". 

 
 
Parliamo dei Cure e della canzone che hai scelto: Six Different Ways. È curioso come si possa riferire in maniera perfetta ai sei ragazzi del film...
Oh sì e parla del loro rapporto con Beverly. Quando ho notato questa cosa abbiamo girato una scena in cui alla voce di Robert Smith sostituivamo quella della nostra attrice Sophia Lillis. Mi piaceva un sacco, ma abbiamo dovuto rinunciare perché secondo alcuni confondeva il pubblico. 
 
Che mi dici invece dei New Kids on the Block che vengono citati nel film un paio di volte?
Una mia idea...
 
Ed è uno dei momenti più divertenti del film. Un momento divertente in un film horror... 
Esatto. Gli Studios spesso hanno paura di mescolare i toni: temono che il pubblico si confonda. Io credo invece che sia il punto di forza del film. Anche perché, quando leggi Stephen King ti puoi commuovere, puoi ridere e naturalmente poi arriva la paura.

Ci sono almeno 200 film ispirati ai libri di King. Di questi solo dieci possono essere considerati veramente memorabili. Tutto il resto è detestabile, già dimenticato o trash...
Penso che molti adattamenti non siano memorabili perché fatti da registi che non hanno un legame emotivo con quei libri. Quando ho iniziato a lavorare su IT sapevo che avrei dovuto usare tutti gli strumenti a cui King ricorre per avvicinarci emotivamente ai personaggi. Ecco, bisogna ricordarsi che è una storia densa di emozioni in primis. Non solo di paura. Quando dimentichi questa cosa allora può venir fuori un disastro.
 
Hai in mente un disastro in particolare tratto dalla letteratura di King?
Alcuni film non riescono perché restringono il tono. Si prendono troppo sul serio. Penso a L'acchiappasogni
 
Lawrence Kasdan...
Un grande regista. Chissà cosa è andato storto durante quel progetto.  
 
Torniamo a parlare di anni Ottanta. La domanda è inevitabile e non è nemmeno una domanda ma un'affermazione: Steven Spielberg...
(Sorride) Sono cresciuto negli anni Ottanta e il mio stile registico e le mie influenze sono legate a quel periodo. E dunque sì, Spielberg c'è tutto. Non che lo abbia copiato, è invece una cosa naturale.


 
 
Ripenso alla lettera in cui chiedevi perdono a Stephen King: hai omesso un paio di sequenze importanti del libro. In una di queste Beverly fa sesso con tutti gli altri ragazzi...
Di certo lo Studio non avrebbe mai permesso una scena così. Detto questo ho capito che non era necessaria: quella sequenza è un rito di passaggio, una metafora attraverso la quale i protagonisti passano dalla giovinezza all'età adulta. E questo è il tema di tutto il film: potevo dunque omettere quel momento. 
 
Un'ultima domanda: quanto è distante il sequel di IT?
Non è distante. Tutti vogliono farlo: lo Studio lo vuole, il pubblico lo aspetta. E io non vedo l'ora di girarlo.