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Bale, Adams e Lawrence: parlano le stelle di American Hustle

Sono loro l'arma segreta del film di David O. Russell (insieme a Bradley Cooper e Jeremy Renner), che vive di grandi interpretazioni.

Il cast di American Hustle<br>

19.12.2013 - Autore: Mattia Pasquini, da New York
Christian Bale e' il mattatore di un incontro di quelli che non si vedono spesso... Al Crosby Hotel di New York ci sono con lui anche Amy Adams e Jennifer Lawrence, le due regine del nuovo American Hustle di David O. Russell, oltre ai coprotagonisti Bradley Cooper e Jeremy Renner. Tutti bravissimi sullo schermo e molto simpatici dal vivo. Con loro parliamo di un mondo che il regista ha saputo creare anche grazie al trasformismo dei suoi interpreti, a loro agio nei panni di personaggi che davvero bucano lo schermo.

Irving Rosenfeld e' personaggio dal fascino inusuale, e' stata una decisione difficile accettare il film?
CHRISTIAN BALE: parlo per me, ma sono sempre interessato in quello che fa David, c'e' sempre qualcosa di affascinante, e poi ha un modo di lavorare con ogni singolo attore che rende tutto molto dinamico e diverso dal solito. Quando ho scoperto che aspetto avesse l'uomo che dovevo interpretare, Mel Weinberg, sono rimasto sconcertato ma ci ho anche visto la possibilita' di raggiungere un incredibile risultato, insieme a David e a questo fantastico cast.



Un grande realismo, merito sicuramente di David O. Russell, ma anche degli attori scelti…
CHRISTIAN BALE: Come dicevo, e' stata una occasione di esplorare anche il tragico che puo' esserci nella vita di tutti i giorni e stati d'animo attraverso i quali passiamo molto rapidamente, come una sorta di melodramma. Ci sono momenti della vita nei quali ti fai forza per resistere o nei quali finisci per crollare ancora una volta, ma si parla sempre di emozioni profonde e di esplorarle.
JENNIFER LAWRENCE: a volte la vita reale puo' essere talmente drammatica e talmente orribile da finire con l'essere divertente, ma David ha creato dei personaggi cosi incredibili, e ci ha dato una assoluta' liberta' - emotiva - di interpretarli, che a volte sono diventati completamente diversi da come erano stati scritti.
AMY ADAMS: Per me David ha un modo suo di semplificare la realta', di non forzarla in nessun senso. In fondo non tutto quello che viviamo e' sopra le righe, anche se quando lo vivi diventa incredibile. David sa trovare quei momenti nella vita di una persona e renderli con sincerita'.

Un realismo che e' passato anche per una fisicita' e delle scelte di look molto particolari…
BRALDEY COOPER: Nel mio caso, nel creare il personaggio di Richie DiMaso, sin dall'inizio abbiamo avuto l'idea che lui fosse come un bambino, e cosi' abbiamo deciso che cio' fosse reso evidente sin dall'aspetto esteriore - per esempio dai suoi capelli, che si arriccia da se' anche per apparire diverso - e da un comportamento che mi rendesse irriconoscibile. Vuole assomigliare agli uomini che considera dei modelli, come il giocatore di baseball Dock Ellis che si arricciava i capelli. Vuole essere riconosciuto, diventare un riferimento per il mondo, e in questo senso va anche il suo innamorarsi di Sidney, che e' cio' che si suppone dovrebbe fare un ragazzo con lei. Tutti attributi fisici con i quali e' stato un piacere avere a che fare, da attore…



C'e' qualcosa che vi e' particolarmente piaciuto di questi personaggi?
CHRISTIAN BALE: Che sono personaggi coloriti, e luminosi a modo loro. Hanno rallegrato i 42 giorni di riprese con le mise e le acconciature che ogni mattina ci aspettavano, come fossero maschere, che per certe persone sono ed erano usuali. Le stesse con le quali i personaggi del film devono confrontarsi per andare oltre, andare avanti nelle loro vite. E questo e' stato un aspetto affascinante per me di questi personaggi, qualcosa che mi ha legato al film, proprio per questo scoprire i personaggi via via che si sviluppava la vicenda. E mi sono sentito allo stesso modo, sono cambiato durante il film, grazie anche all'interesse che nutrivo per Irving, il suo cuore, la sua anima, le emozioni e i sentimenti…
AMY ADAMS: Ho studiato molto da ballerina, per questo la danza e' sempre stata una parte della mia recitazione; che, inevitabilente, passa attraverso il mio corpo, e il movimento. La cosa che mi ha colpito di piu' quando ho visto il guardaroba di Sydney e' stata scoprire il suo essere cosi' fisica, sensuale. Ballare e' stato proprio il modo che ho usato per sentirla mia. Ho pensato a Ann Margret e Cyd Charisse, al modo in cui controllavano il movimento del loro corpo. Ma l'aspetto che io ho amato di piu', invece, della mia interpretazione e' stato proprio l'aspetto emotivo, la sincerita', di Sydney; David in generale ci tiene molto che tutti i suoi personaggi, le sue donne, abbiano piu' dimensioni, e da attrice e' stato emozionante...

Una emotivita' che ti ha portato persino a un bacio con Jennifer Lawrence che rischia di diventare famoso...
AMY ADAMS: Quello di Jennifer e' stato davvero un grande contributo. Avevo avuto io l'idea, ma lei l'ha realizzata facendosi portare dal suo stesso personaggio. Non mi sono sentita semplicemente come se fossimo due ragazze che si baciavano sullo schermo, ma e' stato emozionante in un certo senso. E la sua risata subito dopo, e' stato genio puro. Ha dato a tutto un tono di commedia e drammatico insieme. In maniera organiza. Jennifer e' cosi'…

Come anche nell'interpretazione di "Live and Let Die" di Paul McCarnety, una canzone "cinematica", come la definisce Russell, che ne aveva avuta quasi una 'visione'…
JENNIFER LAWRENCE: Sapevamo che saremmo andati oltre la sceneggiatura e lo stesso David aveva detto di aver avuto una visione di me nei panni di Rosalyn con dei guanti gialli di plastica che mi aggiravo per casa candando quella canzone. Avevo pensato che fosse incredibile, ma mi chiedevo che senso potesse avere. In ogni caso ero pronta a ballare, cantare, tutto… Li' sono arrabbiata; mi e' stato mentito per talmente tanto tempo e dopo tanto tempo a combattere, per un matrimonio del genere, ora sono pronta a mollare tutto, che tutto finisca, muoia. Credo sia stato un grande momento.

Un regista e una sceneggiatura come questa restano fondamentali, ma come attori cosa altro vi spinge o motiva?
CHRISTIAN BALE: Sicuramente studiare la gente. Mi piace. Tutti, di notte, sognano e impazziscono un poco. Per me e' una sorta di sognare ad occhi aperti, perche' questo studia diventa una ossessione, anche se sei preparato… ma piu' ti ossessiona e meglio e'. Diventa una dipendenza…
JENNIFER LAWRENCE: studiare le persone, e tutto questo tipo di cose, lo faccio sin da quando ero piccola, nel Kentucky, per quanto sembrasse inutile, cercavo di imitarle, i gesti, il linguaggio, tutto. E' una sorta di meditazione, anche se in un modo strano, perche' tutto quello che senti non lo provi davvero.

Cosa pensi che direbbe la tua Katniss a questa Rosalyn?
JENNIFER LAWRENCE: Ho persino portato i libri di 'Hunger Games' sul set… Scherzo! Ogni film e' diverso; e ogni personaggio e' diverso. Non ne ho idea… e non voglio nemmeno pensarci, cosi nessuno potra' riportarlo.


American Hustle – L'apparenza inganna, in uscita il primo gennaio, è distribuito da Eagle Pictures.
La recensione del film