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Hesher è stato qui - La nostra recensione

Joseph Gordon-Levitt è un memorabile cattivo maestro nel dramma indie di Spencer Susser

Hesher è stato qui - Joseph Gordon-Levitt

01.02.2012 - Autore: Marco Triolo
Di cattivi maestri il cinema è pieno, ma quello di “Hesher è stato qui!” entra senza indugio nella storia della settima arte. Joseph Gordon-Levitt, in stato di grazia, interpreta un anti-eroe sporco, cattivo, coi capelli lunghi e una serie di orrendi tatuaggi fai-da-te, che ascolta i Metallica e viaggia a bordo di uno scassatissimo furgone nero dagli interni affumicati. Una compilation di tratti che alza il dito medio (come quello che Hesher ha tatuato sulla schiena) al politically correct, con i suoi lunghi discorsi su sesso, droga e funzioni corporali.

Hesher è stato qui, la recensione - Joseph Gordon-Levitt in una scena

Presentato al Sundance nel 2010, l'esordio alla regia di Spencer Susser, scritto dal regista insieme all'autore di “Animal KingdomDavid Michod, “Hesher” ha tutte le caratteristiche del film da Sundance: produzione indie, storia ambientata nei sobborghi, dramma misto a commedia, male di vivere che diventa spunto di riflessione e allo stesso tempo risorsa per far divertire il pubblico. Ma in qualche modo, il film cerca di scardinare la routine del film indipendente americano, a partire da una colonna sonora che si fa beffe dell'indie rock che pervade questo genere di film e sfoggia classici metal dai già citati Metallica ai Motorhead.

La storia ruota intorno a T.J. (Devin Brochu), un ragazzino che ha da poco perso la madre in un tragico incidente d'auto, e vive con la nonna e un padre (il Rainn Wilson di “Super”, abbonato a ruoli da loser) in preda alla più nera depressione. T.J. è costretto a cavarsela da solo in un mondo ostile, dove i bulli lo perseguitano e dove la sua unica amica è la cassiera di un supermercato (Natalie Portman) di cui è segretamente innamorato. Ma all'improvviso nella sua vita piomba Hesher, che gli insegna a difendersi e a prendere il controllo della sua esistenza.

Hesher è stato qui, la recensione - Devin Brochu e Natalie Portman

Hesher è stato qui!” si inserisce nella vena dei racconti di formazione con gusto iconoclasta e una cattiveria di fondo che non guasta mai. Ma quando c'è da toccare le corde più sensibili del lutto famigliare e della perdita, Susser dimostra una delicatezza che commuove senza contare su parole sdolcinate o canzoncine malinconiche, ma solo sulla forza di una regia e di una scrittura intelligente, capaci di delineare con pochi tocchi le personalità dei protagonisti. Anche quella di Hesher, che da vagabondo un po' pericoloso si evolve via via in angelo custode che ne ha viste di tutti i colori ma non ha mai perso la sua umanità e il buon cuore, anche se ha un modo davvero bizzarro per dimostrarlo. Susser non scioglie mai il dubbio se Hesher esista davvero o sia solo un amico immaginario, un parto della fantasia di un ragazzino incapace di lasciar andare il ricordo della madre. Ma in fondo è meglio così: sta al pubblico decidere, e qualunque sia la lettura il racconto regge pienamente.

Hesher è stato qui!”, in uscita il 3 febbraio, è distribuito da Bolero Film. Per saperne di più, guardate il trailer.