
I protagonisti sono Colin Firth, nei panni di un esperto d'arte londinese, curatore della galleria privata di un ricco e detestabile uomo d'affari (un grandioso Alan Rickman), e Cameron Diaz, in quelli di una cowgirl texana che deve fingere di aver ereditato dal nonno, ufficiale di stanza in Francia durante la guerra, un rarissimo Monet. La sceneggiatura dei Coen è ricca di momenti d'oro e i due si divertono tantissimo a prendere in giro il pubblico inscenando, nella prima parte, una piccola “truffa” narrativa, un tranello che si sposa benissimo con l'argomento trattato. Svelarla sarebbe un delitto, basti dire che quando il nodo si scioglie è impossibile non lasciarsi andare a un sorriso di frustrata soddisfazione. Non manca anche un twist finale che rimette tutto in prospettiva.

Per il resto, il film viaggia sui binari della commedia più leggera e sofisticata, con scambi di battute piccati tra i due protagonisti, la cattiveria esilarante di un Rickman a briglia sciolta e tutti i classici elementi del genere al loro posto – equivoci, figuracce, fughe rocambolesche, sistemi d'allarme da ingannare. Se c'è un'obiezione da sollevare sta proprio in questa eccessiva “tipicità” che sfocia a volte in soluzioni un po' frettolose: il rapporto tra Firth e la Diaz dovrebbe essere più sviluppato per farci credere, verso la fine, che i due si siano un po' innamorati, e inoltre c'è la tendenza a cadere un po' troppo nelle stesse gag – basate sulla facciata raffinata degli inglesi e le loro tendenze scatologiche dietro le quinte. Ma sono inezie: Gambit è un'ora e mezza di divertimento e un modo classico e piacevole di passare il vostro tempo al cinema.
Gambit è distribuito in Italia da Medusa.