Biennale Venezia 2013
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Scola racconta Fellini: "Volevo un film per i giovani"

Il regista ritira il premio Jaeger-Le Coultre e ricorda il suo amico Federico

Che strano chiamarsi Federico

06.09.2013 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
"Un album pieno di fotografie, brani, scritti, ricordi". Ettore Scola definisce così il suo esperimento cinematografico Che strano chiamarsi Federico - Scola racconta Fellini. Nell'anno del ventennale della morte del grande regista, il suo amico Scola lo ricorda con un documento pieno di ironia e goliardia, ma anche mosso dall'enorme affetto personale che legava i due uomini. Parte biopic, parte ricostruzione documentaristica, guidato e tenuto insieme dalla voce narrante e dalla presenza di Vittorio Viviani, il film scorre piacevolmente in una dimensione onirica che si mantiene molto fedele alla cifra stilistica di Fellini.

Su tutto, la necessità di raccontare una figura fondamentale non solo del cinema italiano, ma della cultura del Ventesimo Secolo. "Volevamo fare un film per i giovani - ha spiegato Scola alla conferenza stampa di presentazione del film, fuori concorso a Venezia 70 - perché Fellini ha sempre parlato di loro". La reazione al festival è stata di sincera commozione per la capacità di Scola di rendere la personalità e la poetica del regista di Rimini: "Non credevamo di aver girato Catene, la gente ha pianto ma non era nei nostri intenti. Che senso ha piangere per Federico? Si piange per chi muore solo e dimenticato. E poi, se il mio intento fosse stato quello di far piangere, avrei tradito non solo il cinismo che tutti mi attribuiscono, anche se non è vero, ma anche la memoria di Federico, che si sarebbe incazzato. Perché era una persona allegra e autoironica".

La sezione più corposa del film è quella in cui Scola racconta la giovinezza di Fellini, i suoi primi anni come vignettista satirico al giornale Marc'Aurelio a Roma, e poi il passaggio al cinema. Parallelamente, il regista rappresenta se stesso (il ruolo è interpretato da un suo nipote), la sua ascesa molto simile nella redazione del Marc'Aurelio e poi l'amicizia con Fellini e Mastroianni, nonché le loro collaborazioni nel cinema. Scola ha inserito inoltre una serie di scenette in cui lui e Fellini (interpretato da un attore con il volto sempre in ombra, mentre i dialoghi vengono da registrazioni del vero Fellini) attraversano Roma in auto di notte, discutendo dei loro progetti e saltuariamente dando passaggi a sconosciuti, artisti, prostitute, scoprendo così la realtà segreta della metropoli notturna.

Ne esce un film che trasporta, ammalia e convince, un omaggio sentito e raffinato. "A Federico hanno dato del maschilista e del qualunquista, ma riguardando i suoi film si capisce che era proprio l'opposto". Che strano chiamarsi Federico conferma con successo questa impressione.

In uscita il 12 settembre, Che strano chiamarsi Federico è distribuito da BIM.

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