Biennale Venezia 2013
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Gianni Amelio: "Il mio film fuori moda"

Il regista presenta a Venezia L'intrepido, film sulla crisi con Antonio Albanese

Gianni Amelio e Antonio Albanese

04.09.2013 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
"Un film fortemente fuori moda", così Gianni Amelio ha definito L'intrepido, sua ultima fatica presentata in concorso a Venezia 70. Antonio Albanese interpreta un suo quasi anonimo, Antonio Pane, un uomo che ogni giorno fa un lavoro diverso pur di lavorare, di "farsi la barba tutte le mattine", come dice nel film.

Dunque, L'intrepido è prima di tutto un film sulla crisi partorito in tempi di crisi: "Io personalmente ho bisogno di essere consolato, tutti abbiamo bisogno di sognare un po', quando guardiamo un film - afferma il regista - Anche quando facevo film totalmente drammatici, ci mettevo sempre qualche spiraglio di luce". Per Amelio, il personaggio di Antonio è ispirato allo Charlot di Charlie Chaplin: "Come Charlot, Antonio è un personaggio umile che ha la forza di uscire dalle situazioni più malsane. Combatte il resto del mondo con la dignità, che è la forza che permette a una persona di camminare a testa alta senza scendere a compromessi".
    
"Ho afferrato con gioia questo progetto e ho condiviso subito le intenzioni di Gianni - interviene Albanese - Io invidio Antonio Pane, perché è apparentemente leggero ma determinato, con una sua dignità. Mi appartiene, perché sono figlio di operai e ho fatto diversi lavori per mantenermi in accademia. E poi avevo il desiderio di lavorare con Amelio, perché sono anche io uno spettatore e quando vedo un film che mi piace desidero lavorare con quel regista. E io lo desideravo da vent'anni".

Il risultato, purtroppo, non è all'altezza dell'entusiasmo mostrato da regista e attore: L'intrepido è un film pedante e didascalico, e se anche Antonio è ispirato a Charlot, almeno Charlot non parlava mai. Antonio, al contrario, si esprime per versi poetici e sembra non riflettere in alcun modo ciò che lo circonda, ma vive su un piano alieno ed esterno alla realtà di oggi. E anche lo sguardo sui giovani è fuori luogo: la crisi è fatta di scale di grigio, mentre qui sembra che o uno fa successo, oppure si impicca, non ci sono mezze misure.

E poi non è necessario parlare della crisi per parlare della crisi, anzi è auspicabile l'opposto. Prendiamo un film come Soul Kitchen, visto qualche anno fa proprio qui a Venezia: Fatih Akin raccontava la parabola di un gruppo di persone che si reinventava per far fronte ai problemi economici, faceva ridere e raccontava una storia interessante, parlando tre le altre cose della crisi. L'intrepido ha la premessa perfetta - un uomo che ogni giorno fa lavori diversi è incredibilmente cinematografico - ma non riesce ad astrarsi per un attimo dal messaggio per fare un film, e così tutto resta schiavo di quel messaggio. Un vero peccato, perché Albanese è un attore eccezionale quando ha del materiale su cui lavorare e L'intrepido aveva ottime potenzialità, sprecate in un mare di buonismo.

In uscita il 5 settembre, L'intrepido è distribuito da 01 Distribution.

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