Un giorno devi andare

Un giorno devi andare locandina

Dolorose vicende familiari spingono Augusta, una giovane donna italiana, a mettere in discussione le certezze su cui aveva costruito la sua esistenza. Su una piccola barca e nell'immensità della natura amazzonica inizia un viaggio accompagnando suor Franca, un'amica della madre, nella sua missione presso i villaggi indios, scoprendo anche in questa terra remota i tentativi di conquista del mondo occidentale. Augusta decide così di proseguire il suo percorso lasciando la comunità italiana per andare a Manaus, dove vive in una favela. Qui, nell'incontro con la gente semplice del luogo, torna a percepire la forza atavica dell'istinto di vita, intraprendendo il "suo" viaggio fino ad isolarsi nella foresta, accogliendo il dolore e riscoprendo l'amore, nel corpo e nell'anima. In una dimensione in cui la natura assume un senso profetico, scandisce nuovi tempi e stabilisce priorità essenziali, Augusta affronta l'avventura della ricerca di se stessa, incarnando la questione universale del senso dell'esistenza umana.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Un giorno devi andare
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Bim
DURATA
110 min.
USCITA CINEMA
28/03/2013
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2013

Giorgio Diritti ci aveva convinti ed emozionati con L'uomo che verrà del 2009 (quando, al Festival di Roma, venne insignito del Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio D'argento), ed era da allora che lo aspettavamo. Anche perché la genesi di questo film è durata ben più dei circa tre mesi di riprese spesi tra Amazzonia e Trentino e le poche anticipazioni ricevute non han fatto che aumentare la curiosità. Un giorno devi andare, infatti, è stato – fatto eccezionale per un film italiano – scelto dal Sundance di Robert Redford e, nonostante pare che le proiezioni non siano state molto frequentate, ben recensito da testate importanti come Variety e Hollywood Reporter.

Il viaggio della giovane Augusta (una espressiva e leggera Jasmine Trinca) nella Amazzonia brasiliana cambia lungo un film che si propone di penetrare via via sempre più in profondità nella sensibilità e nelle convinzioni dello spettatore. Quella che inizialmente sembra una fuga da sé, dal trauma della maternità negata, da un Trentino e una famiglia troppo opprimenti, si sviluppa nella scoperta di una realtà diversa. Che non è quella delle missioni, di una religiosità che continua a avere modalità troppo prossime a quelle imposte dalla cultura natia, ma quella di un 'sottosuolo' ricco oltre ogni immaginazione. Le favelas, i disperati ai margini del mondo, risvegliano emozioni e riaccendono dolori ai quali solo una definitiva fuga, catartica e finalmente liberatoria, può sperare di trovare uno spazio nella propria vita.

Musica e fotografia affascinanti conquistano, oltre alla fresca emotività dell'interprete principale e dei suoi compagni di avventura, eppure in questo scavo verso i valori e il senso della vita è proprio la forma quella a suscitare le reazioni più contraddittorie. Forse è la difficoltà di conciliare ritmi tanto lontani da noi con quelli dell'oggetto film a rendere più ostica la partecipazione al riscatto di questa giovane donna. Sicuramente per parteciparne e farne spunto positivo per i propri ragionamenti bisognerà fare uno sforzo per andare oltre una narrazione a tratti farraginosa e prolissa, e non sarà facile.

di Mattia Pasquini