

The Hole in 3D

Un thriller in 3D che esplora le paure e i segreti nascosti nei meandri della mente umana. Dopo essersi trasferiti in un nuovo quartiere, i fratelli Dane e Lucas e la loro vicina Julie trovano un buco senza fondo nel seminterrato della loro casa. Scoprono che non appena si scopre il buco, si scatena il male.

Un buco di circa un metro quadrato di superficie, ma dalla profondità
impossibile da definire, al centro della cantina di casa. A chiuderlo,
quasi come se dentro ci si nascondesse un mostro da non fare scappare
(e così è), c'è una porta dai tanti lucchetti. Purtroppo la curiosità
fa brutti scherzi e così la coppia di fratelli appena trasferitasi
nella nuova casa assieme alla mamma single, finisce con l'aprire ciò
che fin dall'inizio si capisce sia meglio mantenere chiuso. Qualcuno,
ora, vuole venirli a prendere...
Il primo film in 3D realizzato da quel genio incostante di Joe Dante
è un film tanto lineare quanto poco pauroso. Tutto sa di già visto:
dalla natura del mostro alla giovane bellissima vicina di casa con cui
si stringe subito amicizia, passando per le problematiche che
definiscono i personaggi. Il trasloco, un padre assente, una mamma che
cerca di rifarsi una vita, un'amica morta quando si era bambini e che
tormenta i sogni di chi da allora si sente responsabile. La bravura di
Dante nel girato (riprese fatte da per terra, nell'acqua e nel fumo) si
rivela in scene, purtroppo, avare di suspense per colpa di una
sovrastruttura banale e non-credibile a prescindere. Manca poi quella
solita ironia, spesso anche demenziale, che ha sempre caratterizzato il
padre dei "Gremlins", "Small Soldiers"
e tanti altri. Non bastano le tante citazioni di horror movie per far
sorridere: la bambola pagliaccio che si muove a scatti o il curvo mondo
sotterraneo alla "Beetlejuice" sono trovate di scarso appeal
così come le tante le citazioni, più o meno volute, di film del passato
Poco aggiunge il cast (tra cui un'irriconoscibile Teri Polo, compagna
di Ben Stiller nei due "Ti presento i miei") anche se era
difficile dare di più. La sensazione finale è di un film estivo di
Italia Uno: si vede, ma si dimentica in un battere d'occhio.
L'utilizzo del 3D sembra poi superfluo. Nessun brivido in più correrà
lungo la schiena, più che mai in questa occasione la tecnologia sembra
uno strumento inutile e posticcio, applicato più per cavalcare il
fenomeno che per ragioni stilistiche. Da Joe Dante è lecito aspettarsi
di più.