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Sheldon rules

Il segreto del successo di "The Big Bang Theory" è nella sua capacità di utilizzare una scrittura classica per lavorare su prototipi che vengono scolpiti e rifiniti in maniera eccentrica e originale fino a creare qualcosa di unico. Unico come Sheldon.

The Big Bang Theory

20.05.2010 - Autore: Adriano Ercolani
Giunta ormai alla fine della terza stagione in America, confermata anche per il prossimo anno, la sitcom “The Big Bang Theory” (id., 2007) rappresenta a nostro avviso uno dei più intelligenti e spiritosi serial televisivi degli ultimi tempi. E questo non perché il prodotto presenti delle linee narrative smaccatamente originali o delle novità tematiche mai viste in precedenza, tutt'altro. La forza propositiva di “The Big Bang Theory” sta proprio nell'aver lavorato in qualche modo come si faceva un tempo, e cioè sviluppando il più possibile dei personaggi che fossero “tipi fissi” da potenziare ed eventualmente un minimo modellare nel corso del tempo. I creatori Bill Prady e Chuck Lorre hanno saputo sfruttare al meglio la specificità della sitcom, e cioè la sostanziale unità di ambientazioni, caratteri, situazioni, condendola con dei dialoghi dalla comicità prorompente, fatta sia di allusioni interne al microcosmo della storia che di riferimenti più o meno espliciti alla contemporaneità.

Negli ultimissimi anni tutta una serie di serial televisivi e produzioni per il cinema hanno in qualche modo riportato in auge la figura del cosiddetto “nerd”, oppure “geek” secondo la variazione più contemporanea. Da “Suxbad” (id., 2007) a “Chuck” (id., 2007) fino all'ultimo fenomeno “Glee” (id., 2009), queste figure di giovani appassionati e vagamente borderline hanno trovato sul piccolo e grande schermo una nuova consacrazione che li ha riportati perentoriamente in voga. Nessuno però ha avuto a nostro avviso il coraggio di fare quello che Lorre a Prady hanno fatto con Sheldon Cooper (Jim Parsons), uno dei protagonisti geniali e disadattati fisici di “The Big Bang Theory”, e cioè stilizzarlo ad un livello tale da farlo diventare un “carattere” che agisce al di fuori delle regole sociali e psicologiche a cui gli altri devono sottostare. Se gli altri personaggi di questa sitcom e dei programmi sopra citati sono comunque esseri umani che condividono con lo spettatore una visione del mondo che può generare con esso svariate forme di empatia, Sheldon è come il mitico Spock di Star Trek”, un alieno che interagisce con gli umani ma non ne condivide pulsioni, sentimenti, modo di pensare. Sheldon è il nerd elevato all'ennesima potenza, bastante a sé stesso e quindi in grado di generare un proprio universo di regole in cui vivere e prosperare. La grandezza della sua figura sta proprio in questo: non suscita simpatica compassione e adesione emotiva come gli altri in cui ci si può più o meno riconoscere, ma al contrario si erge a “modello” autonomo ed immutabile per la sua categoria, divenendo quindi icona. “The Big Bang Theory” ha perciò sposato il confine della comicità odierna ad un livello in cui non c'è più bisogno di parteggiare per il personaggio al fine di divertirsi, basta solo ammirarne il suo modus vivendi e operandi per scatenare la sua comicità. Semplice ma geniale.