Festival Roma 2014
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Religione in pillole con Il profeta

Il Profeta Kahlil Gibran

Il Profeta Kahlil Gibran

18.10.2014 - Autore: Alessia Laudati 
Prendete un classico mistico della letteratura libanese, trasformatelo in un film d’animazione dall’estetica Art decò, e date corpo ai personaggi attraverso alcune delle ugole più caratteristiche del panorama della cinematografia internazionale. Questo è Il Profeta – Kahlil Gibran, film d’animazione presentato all'interno di Alice nella Città. Un esperimento particolare caratterizza il lavoro di Roger Allers; replicare sullo schermo il sapere didascalico tipico della produzione religiosa. 
 
Il film nasce come adattamento del libro di poesie omonimo di Kahlil Gibran. Quest'ultimo è stato scritto dall'autore libanese nel 1923 e in meno di un secolo ha conquistato un posto speciale nella classifica dei bestseller di mezzo mondo. Il progetto del film si rivela da subito una sfida. Trovare un contenitore e una forma adatta per diffondere il verbo misto a poesia, valori universali e avventura, intrinseco alla struttura del romanzo. Per riuscirci il regista e la produttrice Salma-Hayek Pinault hanno pensato a un grande film di animazione dall’aspetto corale e artisticamente poliedrico. 
 
La scena è di una semplicità disarmante. Nell’immaginaria isola di Orphalese, il profeta Mustafa viene improvvisamente liberato dopo sette anni di reclusione forzata: potrà finalmente tornare nella terra d’origine. La discesa verso il porto, frammentata dalle domande dei cittadini di Orphalese, e dall’amicizia con la piccola Almitra, è la metafora di un lungo viaggio nei temi universali dell’amore, del matrimonio e del senso della vita. In Il Profeta, il regista di Il Re Leone coordina un gruppo di otto registi, attori e musicisti ciascuno a lavoro su un capitolo, che hanno avuto l’arduo compito di suggestionare lo spettatore con gli insegnamenti del Profeta.

Per descrivere una galassia così vasta di argomenti e saperi, è stata scelta una combinazione di diversi linguaggi artistici. Azione, capitoli musicali, disegni raffinati che richiamano l’arte bizantina, e le voci di Liam Neeson e Salma Hayek a diffondere il lirismo di Mustafa. Da questa combinazione di sinergie diverse nasce un prodotto sicuramente intenso, decisamente originale, il cui unico difetto è un certo affaticamento dovuto alla struttura ripetitiva propria del sermone religioso.
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