Il regista Baltasar Kormakur con Jake Gyllenhaal
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“Prima di tutto volevo essere fedele alla storia”, afferma, riferendosi alla tragedia avvenuta nel 1996 che costò la vita a otto alpinisti, comprese le esperte guide Rob Hall (Clarke) e Scott Fischer (Gyllenhaal). “Ma ho deciso che volevo anche avvicinarmi il più possibile all'Everest, mostrare la montagna in tutta la sua straordinaria imponenza”. Per questo la scelta del 3D e la forza di volontà con cui Kormakur ha spinto cast e troupe in situazioni a volte estreme: “Per arrivare al campo base dell'Everest l'unico modo era andarci a piedi con l'attrezzatura e qualche yak. Lì abbiamo girato il più possibile, ma poi la gente ha iniziato a sentirsi male e abbiamo dovuto evacuare”. Ma: “C'è una bella differenza tra soffrire e farsi male, come dice Jake. Io li ho fatti soffrire, ma nessuno si è fatto male”.
Josh Brolin
Gli attori sottolineano il grande senso di responsabilità nel raccontare una così tragica storia vera: “Quando ho accettato il ruolo, i figli di Fischer mi hanno chiamato, perché erano preoccupati di come il padre sarebbe stato rappresentato – racconta Gyllenhaal – Ho parlato con loro per capire Fischer e trovarne l'essenza, per poi farlo mio. E questo credo si possa applicare all'intero film: l'essenza dei fatti è vera, i dettagli li abbiamo inventati”. “Questa responsabilità la devi però mettere da parte – interviene Brolin – e sperare che, quando i sopravvissuti vedranno il film, non si sentiranno mancati di rispetto”.
In uscita il 24 settembre, Everest è distribuito in Italia da Universal. Qui ne potete vedere il trailer.
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