Festiva di Cannes 2015
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Vincent Cassel si rivela: "faccio di tutto per accettare il tempo che passa"

L'amore, la paternità, il trasferimento in Brasile. Faccia a faccia esclusivo con un meraviglioso quarantottenne

22.05.2015 - Autore: Pierpaolo Festa, (inviato a Cannes)
Vincent Cassel si confessa a Film.it sdraiato come un paziente sul lettino dello psicologo. E' tutta una messa in scena ovviamente, o forse no. Forse l'attore si lascia scappare qualche parola più del solito. Sullo schermo ha interpretato tutta una serie di personaggi ribelli o matti, nella vita è un uomo elegantissimo il cui fascino fa perfino effetto su quelli del suo stesso sesso. Sorridente e buffo, Cassel non perde mai la sua eleganza perfino quando cerca di schivare alcune domande. 
 
Lo incontriamo sulla terrazza di uno degli alberghi extralusso della Croisette. E' passato qualche giorno da quando Mon roi è stato presentato in concorso al Festival. La commedia drammatica sulle difficoltà della vita di coppia è diretta da Maiwenn (qui la recensione) e ambientata nel corso di dieci anni, un punto di partenza perfetto per chiedere a Cassel...

GUARDA LA GALLERY: VINCENT CASSEL - I DIECI RUOLI CULT

 
Ti hanno invecchiato o ringiovanito al make-up?
Ringiovanito. Ed è una cosa che odio, per me è un problema. Per anni ho dovuto sembrare più vecchio e ora faccio l'opposto. Ricordo che un giorno ho fatto la tinta ai capelli per un film e un amico mi ha suggerito di tenerli in quel modo una volta finito il lavoro. L'ho fatto, mi sono guardato allo specchio e mi sono detto: "Ma che schifo!". Era come se avessi rinnegato me stesso... 
 
Dunque sei molto sereno nei confronti dell'invecchiamento?
Non proprio, ma faccio di tutto per accettarlo e vivere meglio. 
 
In che modo andare avanti nella vita ti rende un attore migliore?
Da giovane ero molto arrabbiato. Mi è passata ovviamente. Fare finta di essere ancora arrabbiato in quel modo non funzionerebbe. 
 
Però sei un attore, dovresti saperlo fare per lavoro, no? 
Vero, ma se c'è una cosa di cui vado fiero è che sono io ad accettare i progetti che mi offrono. Li ho scelti tutti io e ne sono orgoglioso. E ne sono anche responsabile. Totalmente. Poi mi riguardo e sembro bizzarro a volte. Ma non mi reputo tale!
 
Questo comunque non esclude che tu sia bizzarro...
Lo so ma è un'altra storia!


Tornando alla rabbia giovanile, raccontami meglio...
(è lì che Cassel si sdraia come se stesse parlando con uno psicologo) Come fai a non essere arrabbiato quando ti guardi intorno? Oggi non vivo più a Parigi, non vivo nemmeno in Francia. Abito a Rio De Janeiro che è una città che amo. Sono trent'anni che vado e vengo da quella città, ne avevo abbastanza della Francia e dei suoi problemi sociali, politici e religiosi. Oggi è bello ritrovarmi a vivere in una società con problemi diversi. Ma parliamo del film...
 
OK parliamo del film o forse potremmo parlare per ore di "Vincent Cassel e l'amore"...
(sorride) Cosa vuoi sapere? Cos'è l'amore per me? Mettiamola così, è un qualcosa di cui hai bisogno. Qualcosa che devi e vuoi provare. Detto questo, come vedete nel film, una relazione che dura per anni è un enorme compromesso. Ne vale la pena? 
 
Già Vincent, ne vale la pena?
(sorride) Quando guardo i cartoni con i miei bambini, pellicole come La principessa e il ranocchio o Cenerentola sento che è tutto molto bello ma che alla fine stanno guardando una bugia. Quindi cerco di spiegargli che non è proprio così. Che questo è il modo in cui siamo stati educati, una cosa sociale che ci spinge a fare lo stesso. Tutti crediamo nel lieto fine, ma non va mai così. E' molto più complicato e se posso dirtelo: è molto meglio!
 
Sembra quasi di sentire Woody Allen...
Be', Woody Allen ha sempre ragione! 
 
Qual è il lieto fine possibile allora?
Far combaciare quello che sei, con quello che vorresti essere, con quello che le persone si aspettano da te. Tutto senza negare te stesso. Come si fa? Non smetto mai di chiedermelo! 
 
E' la seconda volta nella tua carriera che sei diretto da una donna, cosa cambia nell'esperienza d'attore?
Essere filmato da una donna è un dono bellissimo per un attore. Perché vedo come mi ha idealizzato e reso più affascinante. Alcuni colleghi mi dicevano che non avrebbe funzionato tra me e Maiwenn, perché entrambi abbiamo personalità forti. E' andato tutto alla grande, mi sono divertito perché mi diceva chiaramente quando non le piaceva il mio lavoro: "Vincent sei pessimo! Oh la la!".   

 
Vorrei parlare un momento di uno dei tuoi ruoli che ho amato di più, quello del gangster in La promessa dell'assassino. Hai recitato al fianco di Viggo Mortensen che per quel ruolo si è preparato andando in Siberia per qualche mese, da solo e senza interprete. Condividi il suo metodo di attore? Anche tu sei così?
Adoro Viggo e il suo lavoro è straordinario. Non ci conosciamo benissimo, ma è una persona molto seria. Io non sono così, per me non si tratta di essere seri. Io mi diverto, per me recitare non è neanche un lavoro. In Francia diciamo "Jouer" che vuol dire letteralmente "giocare". Io sono così. 
 
Da anni si parla di un sequel di quel film...
Oh io me lo auguro, ho letto la sceneggiatura ed è bellissima, ma non so se accadrà mai. 
 
Hai parlato di Viggo Mortensen, adesso sono curioso di sapere chi sono i tuoi attori preferiti? 
Te ne dico cinque: Benicio Del Toro, Javier Bardem, Michael Fassbender, Tom Hardy e Tahar Rahim. Sono in ottimi rapporti con tutti, ecco un'altra cosa bella del mio lavoro, viaggio in giro per i festival e posso incontrare i miei "compari".   
 
Alla fine di ogni intervista chiedo sempre: qual era il poster che avevi in camera da ragazzino?
La febbre del sabato sera. E' un film che ho rivalutato con gli anni, la prima volta sono rimasto deluso per quanto fosse deprimente. Oggi è un film che amo molto. 

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