Festiva di Cannes 2014
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Xavier Dolan: “Ecco come corteggerò Kate Winslet”

A colloquio con il regista venticinquenne più famoso al mondo dopo la consacrazione sulla Croisette con Mommy

02.06.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
Venticinque anni e la necessità di sentirne tutto il peso: “Non ho più una vita privata – ci confessa Xavier Dolan – Non ho un fidanzato. Non vedo tanto la mia famiglia. Vorrei passare del tempo con delle persone della mia età”. Non c'è dubbio che il palmares del Festival di Cannes sia quello più rilevante del cinema mondiale, più importante perfino dell'Oscar che si rivolge in primis al mercato anglofono made in USA. E' così che sulla Croisette trionfa questo ragazzo proveniente dal Canada: il premio della giuria che ha diviso con Jean-Luc Godard è il riconoscimento che lo trasforma nel più conosciuto filmmmaker venticinquenne sulla faccia del pianeta. 
 
Film.it viene invitato a parlare con il regista su una spiaggia della Croisette. Nel giro di poche ore Dolan è diventato una delle interviste most wanted dell'intero Festival, dopo che il suo Mommy (qui la recensione) è riuscito a strappare il cuore anche alla presidente di giuria Jane Campion. “Voglio prendermi una pausa e tornare a studiare – continua così la confessione del regista - Non ho scelta: non posso fare un altro film adesso. Tutti gli effetti di quelle notti insonni cominciano a vedersi sul mio viso”. Il ragazzo vince sull'artista, ma non dura tanto, perché da li a poco Dolan si rimangerà esattamente ogni parola.

Xavier per prima cosa vorrei chiederti se con Mommy hai chiuso il cerchio sulla tua serie di film incentrati sul rapporto madre e figlio...
E' interessante perché ci penso da quando sono arrivato al Festival di Cannes. Non la vedo come una "serie di film", piuttosto rappresentano un loop tematico. In J'ai tué ma mère raccontavo di un figlio che rinnegava la madre, in Laurence Anyways succedeva l'esatto opposto e in Mommy abbiamo l'amore tra madre e figlio che viene ostacolato dal sistema. Questa volta è la società che vuole dividerli. È vero i miei film hanno una traiettoria. È stata chiusa? Forse. 
 
Quanto continui a parlare di te in questi lavori? A livello puramente autobiografico non solo come connessione spirituale o artistica...
Possiamo tranquillamente dire che il protagonista di Mommy sono io. Ho ancora tanta rabbia in me e l'ho raccontata nel film. Purtroppo ero troppo vecchio per interpretarlo. Per questo sono invidioso del mio protagonista a cui ho detto tutto sulla mia vita e rivelato tutto quello che ho imparato dai miei errori del passato.  
 
Uno dei tratti comuni dei tuoi film è che presentano un protagonista senza padre. Ecco dunque i riferimenti autobiografici: ti riferisci a tuo padre quando dici di avere ancora tanta rabbia?
Ormai posso dire di non aver più problemi con mio padre. Con lui avevo un rapporto complicato quando ero un ragazzino, ora non più: gli voglio bene e lo stimo come artista (il padre di Xavier, Manuel Tadros è anche lui attore, N.D.R.), ma all'epoca lui era un padre assente e io vedevo mia madre combattere contro le difficoltà dell'essere genitore single e i tanti problemi economici. Non ho avuto un'infanzia infelice, eppure ho visto mia madre in difficoltà. Ho provato a trovare le soluzioni nei miei film: quando lei non lottava per me, facevo vedere il contrario sullo schermo. Se era nel torto, passava invece nel giusto nei miei film. Possiamo definirla una vendetta emotiva. La verità è che sarei tentato di fare film con personaggi maschili. Se solo avessi passato più tempo con mio padre...

L'immagine simbolo raffigurata sul poster di Mommy
 
Dunque ti sei vendicato nei confronti di tua madre e hai risolto il conflitto con tuo padre. Cosa succederà adesso? 
I miei film continueranno a parlare della paura per ciò che è diverso. Di come la società si rapporta con le differenze e come le persone “diverse” si relazionano con la società. Parlerò ancora di amore impossibile. Nel prossimo film racconterò un nuovo personaggio maschile ancora una volta senza un padre. Sarà sempre circondato da donne. Lo girerò in inglese: sarà il mio film più grande in quanto a sforzo produttivo. 
 
Qualche minuto fa però hai detto che vuoi prenderti una pausa e che non vuoi girare film per un po'...
Infatti. Tuttavia ho un'enorme ambizione incontrollabile. Non voglio vincere solo questo premio di Cannes. Voglio vincere la Palma d'oro. L'obiettivo, però, non è solo quello: l'obiettivo è lavorare con grandi artisti e vincere tutte le palme d'oro possibili! E poi andare da Kate Winslet e dirle quanto l'ho amata in Titanic...
 
Non saresti di certo il primo. Forse ci vorrà ben più di un complimento per conquistare la Winslet, non credi? 
Senza dubbio. Conosco a memoria il suo lavoro e vorrei dirle: “Vieni a lavorare con me e creiamo insieme qualcosa di diverso”. Mi piacerebbe realizzare un film con lei, uno di quelli in cui la gente esce dalla sala e dice: “Wow, non l'avevo mai vista fare qualcosa del genere”. Io sono così, voglio essere quello arrogante che va dagli attori e dice loro: “Proviamo a fare qualcosa che non hai mai fatto prima”. Credetemi gli attori vogliono essere messi alla prova. A loro piacerebbe. Lo so perché anche io sono uno di loro.

Dolan e il suo momento di gloria a Cannes 67
 
A questo punto è inevitabile concludere con la nostra domanda di rito: Xavier qual era il poster che avevi in camera da ragazzino?
Non l'hai ancora capito? Titanic! E non era solo il poster. Fino a qualche tempo fa avevo un gattino chiamato Jack Dawson in onore al personaggio di DiCaprio. Ho dovuto darlo via quando ho scoperto di essere allergico.

Mommy sarà distribuito in Italia in autunno da Good Films

Per saperne di più
La recensione da Cannes
Una clip del film
 
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