La ricerca estetica fa il paio con una ricostruzione impeccabile dell’epoca, nei set e nei costumi. Si respira l’aria di un periodo storico pre-rivoluzionario, in cui convivono le spinte a un rinnovamento della società con le formalità e il rigore della società reazionaria. In questo la figura di Leopardi, nella sua cronica incapacità di vedere la speranza nel futuro, diventa una specie di simbolo di tutto ciò che è andato storto nella società italiana, in cui ogni anelito di rinnovamento è stato costantemente, ed è tuttora, soffocato.

Su tutto si staglia la prova d’attore di Elio Germano, che si è calato nella parte con enorme zelo, studiando i carteggi del poeta, assimilandone la personalità e capendone il contesto. La sua interpretazione è sempre misurata, anche quando si cimenta con alcuni dei testi famosi di Leopardi. La lettura integrale de "L’infinito" è una mossa rischiosa, forse la più retorica del film, ma lui riesce a non trasformarla in una declamazione didascalica. Martone gli dà spazio per sfogarsi, ma il rigore della regia tiene sempre a bada l’esteriorità e la recitazione troppo spinta, relegandola a momenti che sembrano quasi sogni o visioni.
Il film è stato accolto da applausi sia in sala che all’incontro con la stampa, dove Martone e il suo cast hanno parlato della concezione del progetto e della realizzazione. “Ogni film è un viaggio – ha detto il regista – che inizia quando si accende una piccola luce. Appare per un istante e poi svanisce, e il resto del percorso è lunghissimo. Ma il bello, alla fine, è arrivare a qualcosa di simile a quella luce”. In questo caso la luce era ovviamente la poesia di Leopardi, che aleggia come uno spettro a cui di tanto in tanto viene data voce da Elio Germano in una serie di passaggi recitativi. “Questa parte è stato un enorme regalo per me ed è il film che ho preparato di più. Avevo a disposizione un'infinità di materiale. È stata una cosa violenta dare carne e fisicità a un artista il cui tratto più forte era essere indefinito, liquido. Trasformare quello che abitava dentro la sua testa in una cosa viva che si potesse filmare è stato un trampolino per un bellissimo tuffo. Nelle scene in cui recitavo le poesie ho capito che l'unica cosa giusta è farsi tramite e non pensare di poterle esaurire in una interpretazione”.

Anche Martone cita la quantità di materiale a loro disposizione: “Sono molte le cose del Leopardi che potrebbero essere romanzate, ma noi abbiamo preso la decisione etica ed estetica di attenerci ai suoi carteggi, e per il resto abbiamo lasciato aperte le porte del mistero”. Ne esce una figura in anticipo sul suo tempo, e per questo senza tempo: “Le stesse parole rilette in epoche diverse possono essere interpretate in maniera diversa – dichiara Germano – La figura di Leopardi non è legata a un'epoca: potrebbe essere calata in ogni momento della storia ed essere comunque attuale”.
In uscita il 16 ottobre, Il giovane favoloso è distribuito da 01 Distribution.