Biennale Venezia 2014
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L'Indonesia di Joshua Oppenheimer: “Il mio documentario è senza precedenti”

The Look of Silence racconta la tragedia di un Paese fondato su una bugia. Abbiamo incontrato il regista a Venezia

Joshua Oppenheimer

29.08.2014 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
“In un certo senso The Look of Silence era il film che intendevo fare quando sono andato in Indonesia la prima volta. Non tanto un film sulle stragi del 1965, quanto sulla loro terribile eredità oggi e sulle conseguenze dell'impunità”. Joshua Oppenheimer ha l'aspetto da ragazzone americano e dimostra certamente meno dei suoi quarant'anni, ma sotto questa facciata nasconde una profondità rara e una chiarezza d'intenti che farebbe invidia al filmmaker più stagionato.


Joshua Oppenheimer e il protagonista di The Look of Silence.

The Look of Silence (da noi visto a Venezia) è la seconda opera da lui dedicata all'epurazione anticomunista che portò all'esecuzione di circa un milione di persone in Indonesia tra il 1965 e il 1966. Una strage su cui si fonda una nazione intera. Una strage, secondo la versione ufficiale, giustificata dalla pericolosità dei comunisti senza dio, pronti a sovvertire la democrazia. “Finché non verrà riconosciuto che quello che è successo è sbagliato, e finché i colpevoli saranno al potere, ci sarà sempre il forte rischio che la violenza torni. L'atto di uccidere parlava del vuoto morale che si instaura quando una società intera è edificata su una bugia. Gli stessi uomini che hanno perpetrato le stragi in Indonesia hanno commesso altri massacri a Timor Est, Papua, Aceh. Quando c'è la totale impunità è inevitabile che ci siano crimini di stato”.

La cosa a lasciare maggiormente di stucco nel film è il modo in cui i carnefici, nel rievocare le stragi e le loro azioni agghiaccianti, spesso si lascino sfuggire risate: “La risata è un meccanismo di difesa, una strategia di sopravvivenza e un modo per proteggerci da realtà di cui siamo complici e che sappiamo essere sbagliate. È uno strumento per sopravvivere all'idea di essere colpevoli e vale per tutti noi, perché tutti lo siamo”. The Look of Silence e L'atto di uccidere riescono nell'intento di mettere i colpevoli di fronte ai loro crimini: “La telecamera mostra come i colpevoli sappiamo che quanto hanno fatto è sbagliato. Per questo sono sulla difensiva: hanno paura, paura della giustizia, della loro coscienza e della colpa”. “È inimmaginabile per un colpevole in Indonesia che una vittima lo affronti apertamente e gli dica quello che dice Adi nel film. Nel cinema di finzione è comune che il protagonista affronti l'antagonista, nel documentario invece, a quanto ne so, è successo solo nei casi in cui i colpevoli erano già stati rovesciati, come nel Sudafrica post-apartheid. Qui invece questi uomini sono ancora al potere. Credo che quello che vediamo sia senza precedenti per l'Indonesia, per i colpevoli ma anche per il mondo intero”.


Oppenheimer durante la lavorazione di L'atto di uccidere.

Una lavorazione rischiosa, perché andava a scavare in ferite aperte e in brutti ricordi che il regime non aveva intenzione di rivangare. “Durante le riprese de L'atto di uccidere avevamo molta paura, l'esercito tentava di dissuadere le vittime dal partecipare al film. Loro ci dicevano, 'se non puoi filmare noi almeno filma loro'”. E continua: “Appena ho finito di montare L'atto di uccidere a inizio 2012, sono ripartito subito per l'Indonesia. Sapevo che, dopo l'uscita del film, non avrei potuto fare ritorno in sicurezza”. Eppure, dopo L'atto di uccidere, la dittatura è stata costretta a riconoscere, almeno in parte, le proprie colpe.

Oppenheimer si definisce “realisticamente pessimista” ma “speranzoso” riguardo alla possibilità che le cose cambino in Indonesia: “Da poco è stato eletto un nuovo presidente, il primo a non provenire dall'élite, a non avere legami con la dittatura militare o a non essere un oligarca arricchitosi con il furto e il saccheggio. Un uomo del popolo che intende dare priorità ai diritti umani. Allo stesso tempo, però, il suo vice è un uomo che ha dichiarato 'dobbiamo far fare ai gangster il nostro lavoro sporco'. Di certo quindi non è un salvatore, ma io ci spero”.

The Look of Silence sarà distribuito in Italia da I Wonder Pictures.

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