NOTIZIE

The Horde - La nostra recensione

Affrontando questo lungometraggio come degno prodotto di genere da gustare tutto d'un fiato, il divertimento è garantito e soprattutto non troppo dozzinale

The Horde

03.10.2010 - Autore: Adriano Ercolani
Diretto a quattro mani da Yannick Dahan e Benjamin Rocher e presentato alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia 2009, "The Horde" è un grandguignolesco zombie-movie francese. La trama è semplicissima, quasi pretestuosa, ma serve per inquadrare le piscologie dei personaggi in maniera piuttosto funzionale. Per vendicarsi dell'assassinio di un loro collega, un gruppo di poliziotti irrompe in un vecchio e decadente palazzo di periferia per sterminare il gruppo di spacciatori reo del crimine. Durante la resa dei conti però sia i malviventi che i tutori dell'ordine si accorgono che a Parigi sta succedendo qualcosa di catastrofico: ben presto dovranno unire le loro forze per fronteggiare un'orda di zombie sanguinari che li intrappolano nell'edificio.

The Horde

L'idea di base di "La Horde" non è molto dissimile da un altro film presentato a Venezia anni fa, l'ormai famigerato "[REC]" di Jaume Balaguero' e Paco Plaza: in un'unità di luogo specifica - in questo caso un grattacielo fatiscente - si consuma la solita battaglia per la sopravvivenza. Dove però il film spagnolo giocava sull'attesa e sulla tensione, i due registi francesi preferiscono puntare sull'effetto più smaccato, costruendo un puzzle visivo e sonoro carico di cinema adrenalinico. La pellicola non si presenta dunque come particolarmente originale, ma si capisce fin dalle primissime scene che è dotato di una sua coerenza estetica interna ed azzecca poi almeno un paio di scene che a livello puramente visivo funzionano molto bene.

The Horde

"The Horde" poi possiede un nichilismo crudo in alcune caratterizzazioni che le rende abbastanza efficaci quando si tratta di sparare, menare i pugni e pronunciare battutacce ad effetto. Dove invece il film funziona meno è quando vuole stemperare i toni, con l'inserimento di una figura più comica che appare tropo caricaturale se inserita in un contesto "forte" come quello costruito da Dahan e Rocher. Organizzato secondo un discreto crescendo narrativo, il film nella seconda parte sfiora in alcuni momenti lo splatter più forzato, senza però risultare mai eccessivamente caricato. Insomma, affrontando questo lungometraggio come degno prodotto di genere da gustare tutto d'un fiato, il divertimento è abbastanza garantito e soprattutto non troppo dozzinale.

Il film è distribuito nelle sale da Fandango

Per saperne di più
Il trailer del film