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The Guest – La recensione da Torino

Adam Wingard torna, dopo You're Next, con un action thriller che omaggia gli anni Ottanta

The Guest

24.11.2014 - Autore: Marco Triolo
Adam Wingard e il suo sceneggiatore di fiducia Simon Barrett non potevano fare seguito a You're Next in maniera più originale. Da un thriller claustrofobico relegato alle mura casalinghe a un action ironico che rimanda, come Cold in July (passato a Cannes e anche a Torino negli scorsi giorni) a certo cinema americano anni '80. The Guest è un divertissement capace di non prendersi mai troppo sul serio ma che, allo stesso tempo, riesce a non sguazzare con eccessivo autocompiacimento nel suo citazionismo.

La storia è quella di David (Dan Stevens), un militare in congedo che piomba all'improvviso in casa di un suo commilitone morto in battaglia per portare un suo messaggio alla famiglia. Ben presto scopriamo, però, che David nasconde un segreto: è un po' troppo incline alla violenza, dà consigli discutibili sull'autodifesa a scuola al fratellino del suo defunto amico e, come se non bastasse, l'esercito lo dà per morto. Chi è David in realtà e cosa vuole esattamente?

Dopo un'introduzione ricca di spunti comici, in cui vediamo David affrontare episodi della vita quotidiana con la sua attitudine intimidatoria, uscendone però sempre come un eccentrico anti-eroe, comincia la vera escalation di violenza fino a una conclusione che rimanda al 90% dei classici film con serial killer. Nascosto tra le note di una colonna sonora stracolma di synth, c'è ovviamente un amore incondizionato verso John Carpenter, ma viene anche in mente il primo Terminator.

Il cast è solido: Stevens riesce a rendersi simpatico grazie al suo cinismo distaccato, mentre è bello rivedere Lance Reddick di Fringe nel ruolo dell'agente della polizia militare incaricato di scovare David. Maika Monroe, poi, è convincente quanto basta nel ruolo dell'improbabile final girl che, come da copione, si ritrova suo malgrado a confrontarsi con il mostro di turno.

Il finale, citazionista al massimo, è anche sufficientemente ironico da strappare un sorriso. Non c'è molto più di questo: manca, per tornare agli esempi di cui sopra, il sottotesto di un Carpenter o la propensione alle demolizioni di un Cameron. Ma quello che c'è basta per divertirsi dal primo all'ultimo minuto.

Potete leggere qui la nostra intervista ad Adam Wingard su You're Next.

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