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Stonewall - La recensione in anteprima

Un anomalo Roland Emmerich, abbandonati i soliti blockbuster, tenta la carta della cronaca storica, ma senza incidere

16.04.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Nel giugno del 1969 in pieno Greenwich Village, a New York, si crearono le condizioni per uno scontro culturale e sociale le cui propaggini non hanno smesso di arrivare fino a noi. I cosiddetti 'Stonewall Riots', nei quali la tensione tra polizia e omosessuali raggiunse l'acme ed esplose durante una notte di violenza, quella tra il 27 e il 28 giugno (divenuta da allora la "giornata mondiale dell'orgoglio LGBT"). Quella stessa che racconta lo Stonewall di Roland Emmerich presentato al Festival di Toronto del 2015 e che arriva nelle sale italiane dopo addirittura un anno.



"Un piccolo film, da 12 o 14 milioni di dollari", sin dalle intenzioni iniziali del regista di 2012 e del prossimo Independence Day - Rigenerazione, che voleva talmente tanto fortemente fare un film "sui moti di Stonewall; su quei folli ragazzi di New York e sul campagnolo che si imbatté in loro finendo col dare inizio alla sommossa e con il cambiare il mondo" da trascurare forse la necessità di comprenderne (o trasmetterne) l'anima e le personalità, limitandosi a una piuttosto fredda - quando non didascalica - successione di eventi.

Per quanto già un film omonimo avesse nel 1995 affrontato il tema in maniera analoga, il film di Roland Emmerich è sicuramente apprezzabile, sia per il suo mettersi in gioco con una materia tanto diversa da quella per cui è universalmente noto sia per le capacità 'informative' - più che cronachistiche - che questa narrazione avrà presso il grande pubblico. Che potrebbe assumere un approccio facilmente immaginabile nei confronti dell'operazione, ma che si spera sappia separare la licenza artistica dalla analisi storica o simbolica.



Purtroppo, al di là di una serie di personaggi folkloristici e del racconto della vita di questa 'Village People' il film non scava. Accumulando macchiette, stereotipi e facili motivi di indignazione fino al momento del necessario e invitabile (e prevedibile) twist. Un acme nel quale però i pedoni si scoprono eroi - senza una reale costruzione e dopo esser stati messi in secondo piano dalla vicenda - in maniera fin troppo strumentale e convenzionale per restare impressi e conquistare il nostro cuore e la nostra empatia.


Stonewall, in sala dal 5 maggio, è distribuito da Adler Entertainment