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Lucy – La nostra recensione

Scarlett Johansson sensualissima in versione sparattutto: memorabile in un film che non ricorderemo

24.09.2014 - Autore: Pierpaolo Festa
Il biondo dei capelli di Scarlett Johansson infiamma la platea. La macchina da presa del regista indugia in primi piani su ogni centimetro del suo volto. Ancora una volta Luc Besson prova a “mascolinizzare” una sex symbol creando un personaggio che ha tutte le carte in regola per essere ricordata all'interno del genere action. Peccato solo che questa sua Lucy, le cui avventure procedono al galoppo tra azione e fantascienza, esaurisca le idee migliori in partenza. Nel raccontare le vicende della protagonista che a contatto con una nuova droga riesce a sviluppare la capacità di utilizzare al massimo il suo cervello (il film sostiene che un essere umano può solo usare 10% della sua capacità mentale), Besson non vede l'ora di arrivare a quel 100% di potere cerebrale, il goal definitivo del suo film. Nel farlo brucia ogni tappa ed esaurisce presto la premessa avvincente. 

Meno male che c'è Scarlett Johansson davanti la macchina da presa. Il regista gioca con la sensualità della sua protagonista ottenendo un effetto molto più interessante rispetto alle mise spente e piatte che l'attrice sfoggia nei film Marvel. Lucy non ha nulla da invidiare alla Milla Jovovich de Il quinto elemento, e ricorda molto Nikita, a cui Besson non smette per un attimo di pensare: bastano i primi venti minuti del film, senza dubbio i migliori, per capire quanto il regista si rifaccia al suo vecchio action (ad oggi il suo film più bello), anche quello alle prese con una ragazza "sballata" che si trasforma in donna letale. 
 
Se da una parte Besson è in grado di dare respiro all'azione sfruttando al massimo gli spazi attorno ai suoi personaggi e non affrettandosi a far sparare le pistole, dall'altra il frullato di teorie spazio-temporali e le lezioni di scienza, astronomia e filosofia si rivelano una paccottiglia usata come condimento di un film che non ha il tempo di sfruttare al massimo la potente premessa. Dopo una prima parte solida, il film corre velocissimo verso il suo finale, come se intere sezioni di sceneggiatura fossero state strappate via, tagliate con l'accetta. Quel che rimane è la bella prova della Johansson, efficace sia all'inizio nei panni di una ragazzina poco sveglia e impaurita, sia quando attiva in toto il cervello trasformandosi in un'arma di distruzione di massa che non conosce alcun sentimento. La scena più interessante la vede in una conversazione telefonica con la madre, il tutto mentre un chirurgo cerca di metterle i punti di sutura senza anestesia.

La Johansson e le tracce di umanità all'inizio di Lucy

Visivamente efficace, Lucy finisce per affogare in effetti speciali che aumentano con l'esaurirsi delle idee. Hanno ragione i critici oltreoceano quando definiscono il film “uno spettacolo divertente e sciocco”. Questo è Lucy, pretenzioso in superficie, ma in realtà un altro esempio di “fast food cinema“ che sacrifica buone idee nel nome dell'intrattenimento: novanta minuti avvincenti, ma mai memorabili. 

Lucy, in uscita il 25 settembre, è distribuito dalla Universal Pictures.

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