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Lo chiamavano Jeeg Robot - La recensione da Roma

Anche la Capitale ha oggi il suo difensore imperfetto in un film originale e ricco di humor

Lo chiamavano Jeeg Robot 

Lo chiamavano Jeeg Robot 

17.10.2015 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Habemus supereroem. Va detto in latino, perché l'orgoglio è tutto italiano, anzi romano. Finalmente il cinema nostrano partorisce una storia supereroistica, mescolandola al contesto attuale e al tono poliedrico del cinema di genere. Scordate quindi gli esempi fantasiosi, quasi favolistici, già visti sullo schermo in alcuni tentativi precedenti, dove i protagonisti erano calati sì in una realtà difficile, ma in fondo edulcorata nelle sue spigolature più appuntite e sempre in cerca della salvifica lezione universale, come già ci hanno raccontato le prove di La kryptonite nella borsa e Il ragazzo invisibile. E invece no. Questa volta date piuttosto il benvenuto a un supereroe vero, complesso, che prende vita nel bellissimo Lo chiamavano Jeeg Robot, del regista Gabriele Mainetti.

Ed è davvero il tempo di esultare. Primo perché il film è l’esempio più lampante di una maniera di fare cinema che si sta lentamente risvegliando in Italia, e che adesso investe e rinnova con iconica mano anche il filone supereroistico. E non come percorso mimetico sulla scia di quanto prodotto dai Big Studios, realizzato però in versione low budget. Qui piuttosto c'è un ottimo prodotto che con innovazione e humor, mescola gli elementi del noir, passando per quelli più romantici e toccando infine lidi rosa della commedia romantica. Tutto con compattezza.



L’icona partorita da Mainetti e dal suo team, che ha il compito di legare i diversi aspetti del film, è Enzo (Claudio Santamaria), un imperfetto criminale di bassa lega di Tor Bella Monaca, che, lontano dalle connotazioni retoriche e trionfalistiche, si muove in una Roma sporca e maleodorante, minacciata dal terrorismo, fino a trovare la propria vocazione altruistica. Per arrivarci definitivamente, dovrà però superare una serie di ostacoli e incontrare un buon numero di personaggi negativi e positivi. Questi ultimi non sono tuttavia mostrati in sequenze d’azione mozzafiato, ma ben caratterizzati attraverso l’ambiente nel quale si muovono e grazie all'utilizzo di dialoghi serratissimi che non temono di concludersi con una scena pulp sanguinolenta o con il brivido di una sessualità brutale. Perché qui di violenza ce n'è molta. Unita ai toni della commedia, e alla riflessione più profonda sul tema della malvagità, che non è mai a senso unico, ma incarnata dalla fragile schizofrenia del talentuoso “joker" Luca Marinelli

Tuttavia, oltre a farsi molto romano, il film riesce a mescolare il piano del presente, anche stilistico, con i riferimenti chiari ad un’icona della cultura pop come il personaggio di Jeeg Robot, senza però arenarsi sulla pesantezza dell’omaggio forzato. Che bello un film così, che bello vederlo a Roma, dove le ultime edizioni non hanno certo brillato per l'originalità portata dal cinema italiano, e che invece qui manifestano una riuscita e originale sorpresa che davvero in pochi potevano prevedere. 

Lo chiamavano Jeeg Robot sarà distribuito da Lucky Red.