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L'amore bugiardo – La nostra recensione

David Fincher al suo meglio per un thriller che non è realmente un thriller

L'amore bugiardo - Gone Girl

16.12.2014 - Autore: Marco Triolo
“A volte vorrei spaccare la testa a mia moglie per capire cosa sta pensando”. La voce di Ben Affleck e questo candido monologo aprono L'amore bugiardo – Gone Girl, il nuovo thriller di David Fincher. Che non è realmente un thriller. Scritto da Gillian Flynn, anche autrice del romanzo da cui è tratto, Gone Girl è stato da alcuni attaccato per l'immagine nerissima del matrimonio e per come ritrae la sua protagonista femminile, la “ragazza scomparsa” del titolo, in maniera “maschilista”. Tutte queste sono definizioni limitate e limitanti di quella che è in realtà un'opera complessa e stratificata.



La storia è quella di Nick (Affleck) e Amy Dunne (Rosamund Pike), coppia all'apparenza felice ma che in realtà cova risentimenti indicibili. Tutto esplode, o meglio implode, nel giorno del loro quinto anniversario di matrimonio, quando Amy scompare senza lasciare traccia. La scena del crimine in casa dei Dunne rivela tracce di sangue e colluttazione e in breve Nick si ritrova accusato di omicidio. Il suo atteggiamento troppo spensierato lo rende un bersaglio perfetto dei media, ma Nick è davvero colpevole?

Nella risposta alla domanda sta, ovviamente, il punto cruciale del film, e non rovineremo la sorpresa agli spettatori. Qui basti dire che, come accennato in apertura, L'amore bugiardo non è propriamente un thriller. O meglio, gioca con la struttura di un thriller, ce la avvolge attorno come una rassicurante e calda coperta, per poi sfilarcela sul più bello e lasciarci confusi e infreddoliti, ma più attenti che mai. Quando, al termine del secondo atto, succede una certa cosa, il territorio diventa inesplorato e Fincher si diverte un mondo a portarci dove gli pare, senza che riusciamo mai ad anticipare le sue mosse. Un'abilità che solo un grande regista ha: quella di nobilitare anche la storia più banale e trasformarla in qualcosa di unico.



Ben Affleck è per una volta perfetto nel ruolo del bamboccio americano che si ritrova in una relazione più grande di lui. La sua attitudine rilassata e passiva lo rende un anti-eroe atipico per questo genere di film. All'altro angolo troviamo l'algida bellezza di Rosamund Pike, femme fatale che non sarebbe stonata in un film di Hitchcock e che qui ha la possibilità di giocare con un'ampia gamma di emozioni. Il salto continuo tra piani temporali permette a Fincher di mostrarceli in varie fasi della loro storia insieme, rimuovendo di volta in volta i livelli fino a rivelarne l'essenza. Si tratta certamente di un'essenza con più ombre che luci ma, come viene detto apertamente nel film, il rapporto tra Nick e Amy non è un rapporto “normale”, e dunque ogni accusa di voler attaccare l'istituzione del matrimonio lascia un po' il tempo che trova. Così come è fuori luogo tacciare il film di misoginia: al di là che la storia è scritta da una donna, Nick è rappresentato come un tontolone che non ha capito niente della propria moglie, mentre, oltre a Amy, sono presenti altre figure femminili ben più positive, forti e intelligenti.

Le musiche degli ormai fidati Trent Reznor e Atticus Ross e la fotografia di Jeff Cronenweth fanno il resto, contribuendo a risucchiarci in un mondo complicato, cupo ma a tratti esilarante, e soprattutto sfaccettato. Sarebbe un vero delitto volerlo ridurre a banale narrativa pulp: L'amore bugiardo è molto più di questo. È classico Fincher.

In uscita il 18 dicembre, L'amore bugiardo – Gone Girl è distribuito da 20th Century Fox.