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Elysium – La nostra recensione

Dopo il grandioso District 9 Blomkamp realizza un altro sci-fi ineccepibile nella confezione ma senz’altro inferiore al precedente

Elysium - Matt Damon, Alice Braga

19.08.2013 - Autore: Adriano Ercolani, da New York
Raramente negli ultimi mesi di cinema americano la sensazione di aver assistito a un’occasione perduta è stata così forte quando quella avuta dopo la proiezione di Elysium. A quattro anni di distanza dallo struggente District 9, il sudafricano Neill Blomkamp si è confrontato col sistema produttivo hollywoodiano, e quasi per forza di cose ha dovuto “aggiornare” qualcosa. Elysium ha molti tratti in comune col suo precedente lavoro, in particolar modo l’ambientazione urbana degradata e claustrofobica. Nella confezione prettamente visiva il regista ha fatto un lavoro eccellente: la contrapposizione tra la Terra devastata da povertà e siccità e il “paradiso terrestre” costruito per i più abbienti è esteticamente impressionante, e trasmette il necessario senso di angoscia. Dove Blomkamp ha fatto un notevole passo indietro è nella costruzione narrativa e nella definizione dei personaggi.



Dovendo realizzare un film d’intrattenimento il cineasta ha montato una trama che in alcuni punti sacrifica introspezione e profondità psicologica in favore dell’azione e del ritmo. In alcuni momenti Elysium risulta incredibilmente troppo veloce, le scene si susseguono in maniera serrata ma non permettono di entrare in vera empatia con un protagonista e alcuni comprimari che invece si intuisce avrebbero potuto essere personaggi molto più emozionanti. Matt Damon ha presenza scenica e riesce a trasmettere al pubblico la vita interiore dell’antieroe al centro della vicenda, ma se avessimo potuto conoscerne le emozioni e le paure con anche qualche scena di raccordo più introspettiva sarebbe stato senza dubbio un personaggio che avremmo amato maggiormente. Altro errore vistoso è la forzatura con cui sono stati disegnati i due antagonisti del film interpretati da Jodie Foster e Sharlto Copley: il loro arco narrativo è debole o addirittura inesistente, tanto da renderli (soprattutto il secondo) mere funzioni narrative. In originale poi la scelta di dotarli di accenti molto marcati è fuorviante, tanto da farli sembrare vagamente macchiettistici in un paio di momenti. Quello che funziona a livello più o meno esplicito è il sottotesto sociopolitico del film, che sarà anche abusato ma viene esposto con efficacia. Peccato che venga però mescolato con la fastidiosa tendenza dell’ultimo cinema americano a voler essere esplicitamente teocon, quando non addirittura cristologico (vedi il recente L'uomo d'acciaio).



Elysium è il classico film che in un primo momento sembra avere ogni tassello al posto giusto, che però allo stesso tempo non convince del tutto. Blomkamp ha confermato di saper fare cinema visivamente accattivante, ma di essere stato eccessivamente sovrastato dalla struttura produttiva e dalle esigenze narrative della produzione hollywoodiana.

In uscita il 29 agosto, Elysium è distribuito in Italia da Warner Bros. Qui il trailer.
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