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Due giorni, una notte – La nostra recensione

Il capolavoro di Cannes è quello dei fratelli Dardenne

12.11.2014 - Autore: Pierpaolo Festa, da Cannes
Marion Cotillard si lascia andare a una scintilla di entusiasmo intonando a squarciagola “Gloria” dei Them, mentre l'automobile nella quale è seduta come passeggera sfreccia nel buio tra le strade di Liegi. Una scena che arriva nel terzo atto di Due giorni, una notte e che dura pochi secondi: la scena più bella del film. Perché è in quel momento che la protagonista, urlando le parole di Van Morrison, trova un modo per espellere l'ansia e il senso di impotenza fuori dalla sua anima.

Marion Cotillard e Fabrizio Rongione in una sequenza di Deux jours, une nuit
 
La morality play dei fratelli Dardenne ha una premessa molto semplice: la Cotillard è la madre di due bambini che rischia di essere licenziata. Soltanto i suoi colleghi possono salvarla votando contro il licenziamento. Se lo faranno, ognuno di loro dovrà però rinunciare a un bonus di mille euro che il loro capo bastardo gli ha promesso. I fratelli registi scelgono il tema più attuale di cui il cinema europeo possa parlare al giorno d'oggi. Se è vero che di film e documentari sulla crisi ne abbiamo visti a centinaia, è anche vero che non ne abbiamo mai visto uno così. Intimo e semplice, struggente e commovente. Indimenticabile, ma soprattutto non un film sulla crisi, piuttosto una riflessione emotiva su come il vero significato delle parole “umanità” e “solidarietà” sia stato annullato e su come queste adesso cerchino con grande fatica di materializzarsi nuovamente nelle dinamiche della vita quotidiana.

I registi belgi raccontano la più semplice delle storie, assicurandosi con grande attenzione di piazzare la macchina da presa, e con essa lo spettatore, anche dall'altra parte della barricata, ascoltando le ragioni di coloro che non possono permettersi di aiutare la protagonista votando per lei. Tutti loro, spremuti come limoni dai ritmi infernali del nuovo millennio, annaspano per stare a galla mentre la società che li ha inghiottiti tempo prima adesso li risputa rovinati. La protagonista bussa a tutte le loro porte e il lessico è sempre lo stesso: bollette da pagare, figli da mandare a scuola, doppi lavori e turni di notte per sbarcare il lunario. Sullo schermo la sua depressione si trasforma in voglia di reagire. Da lì in poi diventerà determinazione e alla fine umanità. La Cotillard investe il massimo scatenando talento e perseveranza nell'interpretare ruoli da miserabile sul grande schermo, al punto da essere totalmente identificabile con questi personaggi. Stavolta ci si ricorderà anche del suo look spoglio ma affascinante con indosso una serie di canottiere dai colori accesi, come se quei vestiti rispecchiassero lo stato d'animo della donna che era, prima dei giorni raccontati nel film. 

La Cotillard al giudizio dei suoi colleghi nel film dei Dardenne
 
Toccante e moralmente chirurgico, il film dei Dardenne è una bomba emotiva, la cui forza esplosiva fa luce sul vero nemico di questi nostri tempi: noi stessi in preda alle nostre paure. I registi hanno realizzato un capolavoro intimo in cui ci si ricorderà di una cosa sopra tutte le altre: che l'umanità di una persona non la si può comprare e che bisogna sforzarsi davvero per trovarla. 

Due giorni, una notte è distribuito in Italia da BIM. Il film sarà distribuito a Roma e Milano dal 13 novembre e nel resto d'Italia dal 20 novembre.  

Per saperne di più
Marion Cotillard a Cannes: una star al servizio dei Dardenne