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Cuori puri: la Roma da Far West ha i suoi due Romeo e Giulietta

Recensione - Il film presentato alla Quinzaine des Réalisateurs è un ritratto vivace dell’amore vissuto ai margini

Cuori puri

Cuori puri

24.05.2017 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
C’è tanto da raccontare nella nostra periferia d’Italia se nel giro di un anno e mezzo escono due bei film, Fiore e Cuori puri, che della purezza della periferia, del suo essere dimensione altra rispetto alla centralità della vita urbana, si innamorano trovando una dimensione tra il poetico e il sociale per raccontare con esattezza cosa sta succedendo nelle nostre società sempre più diametralmente divise e diseguali persino al proprio interno.

Cuori puri, primo lungometraggio del produttore e regista Roberto De Paolis ha, rispetto al cugino Fiore, una dimensione più collocata nel presente; specialmente nel tema dello scontro tra ceti bassi e immigrati, quando non profughi. 

Poi è un lavoro maggiormente capace di calarsi all’interno dello scenario della crisi economica e spiegare come quest’ultima peggiori la tensione sociale con l’altro, sia esso il vicino, l’immigrato o il ragazzo che non si conosce bene.

Però è anche un film che parla di un amore, ossia di un sentimento che nasce nella diversità e che insegna ad abbandonare quella purezza, nel senso di perfetta aderenza al nostro stile di vita, pur di incontrare l’altro a metà strada perdendo qualcosa di sé.

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Chi si innamora in questa storia sono Agnese (Selene Caramazza) e Stefano (Simone Liberati). Lei è una diciottenne che vive all’interno di una rigida osservanza delle regole della Chiesa cristiana, comunità che la protegge, la accoglie e la indirizza ma che in parte impone, controlla, colpevolizza. Lui è un ragazzo della periferia che prova a stare lontano da spaccio e criminalità lavorando come custode di un parcheggio di un grande centro commerciale.

A dividerli, i casini della vita, per lui la bestialità di un lavoro malpagato, scomodo, privo di tutele minime, continuamente sotto scacco di licenziamento, che lo fa esplodere di rabbia verso i vicini del campo rom con i quali nella realtà si scontra per un po’ di rumore e per una palla finita troppo in là, mentre il resto è solo sfogo delle violenze e delle ingiustizie che il ragazzo subisce fuori, da una vita. Per lei invece è il controllo della comunità evangelica, il diktat materno della castità, soprattutto la convivenza con un ideale di purezza e di integrità che la protegge ma al tempo stesso la isola dalla possibilità delle prime scoperte. Si incontreranno per caso e faranno ancora più disastri; divisi come moderni Romeo e Giulietta.

Allora li vedremo capitombolare nella difficoltà di cambiare vita in un film che è bello, vivido, in parte anche divertente, che non fa del personaggio del romano ‘popolare’ la solita macchietta tradizionale. La morale è che alla fine i due protagonisti contaminandosi perderanno un po’ della loro presunta purezza e un po’ di integerrima paura di cambiare, concetto che sembra essere il messaggio più lampante di un film che tra dolcezza e durezza prova a raccontare la difficoltà di capire l’altro nelle sue diversità facendosi parabola personale, artistica, ma in parte anche civile e collettiva.

Cuori puri, in uscita il 24 maggio è distribuito da Cinema.
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