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Brawl in Cell Block 99: la recensione del film più violento di Venezia

Dal regista di Bone Tomahawk, una discesa agli inferi brutale ma sentimentale, con un inarrestabile Vince Vaughn

03.09.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Il suo primo film, il “cannibal western” Bone Tomahawk, ha ricevuto pochissima attenzione in Italia, dove è circolato direttamente in home video. Peccato, perché già preannunciava una carriera illustre dietro la macchina da presa per S. Craig Zahler, sceneggiatore, romanziere, musicista metal e ora anche regista. Un esordio notevole, lucidissimo, in cui si capiva che Zahler non aveva intrapreso questa nuova carriera per scherzare. Brawl in Cell Block 99 è qui per confermarlo. Vince Vaughn si macchia di sangue – suo e altrui – picchia come un fabbro, spezza ossa e crani, e scende negli inferi di un carcere di massima sicurezza armato solo dei suoi pugni indistruttibili. E lo fa a fin di bene.

LEGGETE DELL'INCONTRO CON IL CAST DI BRAWL IN CELL BLOCK 99.
 
Bastano i primi minuti del film, in cui il suo Bradley Thomas, ex alcolista appena licenziato e tradito dalla moglie (Jennifer Carpenter), sfascia a mani nude l'auto di quest'ultima per poi entrare in casa e parlare con lei di sentimenti col cuore in mano, per capire di che pasta sia fatto Zahler. Un accostamento ardito – azione fisica e dialogo – che il regista e sceneggiatore azzecca perfettamente. Dando alla luce un protagonista che entra di diritto negli annali del genere in pochissime scene.
 
Brawl in Cell Block 99 è quello che in America definiscono uno “slow burner”, un film che cresce pian piano. Il primo atto è un gangster movie abbastanza classico, con l'anti-eroe costretto a infrangere la legge dagli eventi, ma in realtà dotato di una bussola morale incorruttibile. Uno che “sa distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato”, come lo definisce un poliziotto.
 
Poi, tutto cambia e accelera quando Bradley viene arrestato e condannato a sette anni di carcere. Ma un trafficante messicano a cui ha pestato i piedi gli rapisce la moglie incinta e lo costringe a farsi trasferire in un carcere di massima sicurezza per eliminare uno dei prigionieri. Il resto è meglio non rivelarlo per non rovinare le sorprese che il film ha in serbo.
 
È incredibile che Zahler sia solo al secondo film, perché dimostra una capacità di mettere in scena l'azione rarissima di questi tempi. Dimenticate rapidi tagli di montaggio per nascondere la scarsa abilità degli attori nei corpo a corpo: Zahler riprende tutto alla giusta distanza, usa un montaggio poco serrato e ci mostra l'impatto dei pugni, accompagnandolo con effetti sonori agghiaccianti, che suggeriscono ciò che non può essere realizzato davvero. Viene subito in mente quello che ha datto David Leitch con Atomica Bionda: sta davvero nascendo una nuova generazione di autori che prendono a cuore la realizzazione stilistica dell'azione e si stanno liberando di vent'anni di scontri girati in primo piano e con la camera a mano per celare i limiti del metodo americano. L'influenza di un film come The Raid, già di per sé incontro perfetto tra oriente e occidente, si sta finalmente facendo sentire in maniera sistematica.
 
La summa di tutti questi elementi è un film brutale, il più brutale da molti anni a questa parte, da evitare se il rumore delle ossa rotte vi disturba. C'è una violenza catartica che non smette mai di colpire duro e sorprendere per più di un'ora di film. Una violenza necessaria per portare giustizia, come insegna la lezione dei western classici. Bradley, come afferma all'inizio del film, non ama fare del male se non è necessario, e quando accade è pronto a pagare lo scotto.
 
Vaughn, imponente, rasato a zero con un grosso tatuaggio di una croce sulla nuca, si impegna a fondo sia nelle scene intime che nelle risse, e ne esce vincitore. Con qualche osso rotto, potremmo dire, ma vincitore. E non era scontato: questo è un ruolo in cui normalmente avremmo pensato a un Dave Bautista, o un Dwayne Johnson. Vaughn è alto ma non muscoloso quanto alcuni dei suoi avversari. Ma questo non fa che donare al suo personaggio un'aura da superuomo che non guasta, suggerendo che, se si ha qualcosa o qualcuno per cui lottare, la forza di lottare verrà di conseguenza.
 
S. Craig Zahler ci ha convinto definitivamente, e ora attendiamo con ansia il suo prossimo film, Dragged Across Concrete, in cui Vaughn e Carpenter affiancheranno Mel Gibson. L'attore perfetto per questo nuovo autore straordinario.