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Big Game - La nostra recensione

Non è il Presidente braccato di Samuel L. Jackson la star del nuovo film di Jalmari Helander

26.06.2015 - Autore: Mattia Pasquini (nexta)
Il suo Rare Exports (Trasporto eccezionale - Un racconto di Natale) era stato un raggio di luce nel 2010, prezioso quanto raro non solo nella natia Finlandia, rimasto isolato fino ad oggi. Ma finalmente il trentanovenne Jalmari Helander torna nelle nostre sale, con Big game - Caccia al Presidente, un film dal linguaggio più comune nel quale non mancano però elementi riconoscibili del regista scandinavo.

Su tutti ambientazione e contesto (anche se le location si son spostate dalla Norvegia alla Germania), visto che l'intrigo internazionale messo in scena si svolge tutto, o quasi, in una foresta finlandese. Qui viene lanciata la capsula di salvataggio dell'Air Force One sotto attacco per salvare il Presidente degli Stati Uniti Samuel L. Jackson. Qui deve dimostrare di esser diventato uomo il giovane Oskari (di nuovo l'eroe quindicenne del precedente film, Onni Tommila, nipote del regista), che di certo non avrebbe mai immaginato di riportare a casa ben altro che una testa di cervo.


Il rapporto tra padre e figlio, all'interno di una comunità montana di uomini dalle ritualità secolari, si conferma una costante, e incornicia una caccia all'uomo nella quale si manifestano lo humor 'nero' e il cinema di Helander, seppur tradotti per il grande pubblico e adattati a una forma da action movie non troppo originale. Dai moventi ("denaro, sesso e amore") alla soluzione trovata dallo stato maggiore ("uccideteli e riporatelo a casa"), gli elementi dell'intreccio restano decisamente 'basic', come anche la backstory e la caratterizzazione dei personaggi, da romanzo d'appendice.


Ma non sono gli americani i protagonisti, né il cattivo di turno (guarda caso mediorientale, anche se mosso da sociopatia e non - come accuratamente sottolineato - da religione), entrambi messi in ridicolo dai solidi uomini - e aspiranti tali - delle nevi. Di nuovo lo scontro è con un 'mostro' fin troppo riconoscibile, stavolta su scala più ampia: la protervia statunitense, uno storico e congenito imperialismo, tale da arrivare a considerare proprio persino un rudimentale mezzo di trasporto, salvo poi non riuscire a metterlo in moto.

"Ti saresti perso" infierisce il giovane protagonista su Bill 'The President', onnipotente in fuga dai suoi stessi amici. Dalla dissacrazione dei miti infantili si passa a quelli degli adulti, sempre sventolando la bandiera dell'orgoglio nazionale (finlandese, ovviamente) e degli impliciti valori ecologici, tradizionali ed etici che comporta. E sempre, per fortuna, con un buon tasso di spirito, anche se più difficilmente identificabile di prima e che in molti potrebbero non scorgere restando delusi dal non vedere apparire lo Steven Seagal o il Chuck Norris di turno.


Big game - Caccia al Presidente, in sala dal 25 giugno 2015, è distribuito da Eagle Pictures