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Political Animals - la recensione in anteprima

Il carisma e la classe di Sigourney Weaver alle prese con la politica americana in una mini-serie dall'impatto alterno.

Political Animals

18.07.2012 - Autore: Adriano Ercolani, corrispondente da New York
A sette anni dalla non riuscitissima Commander in Chief, ecco un’altra serie TV che mette al centro della scena politica americana una donna. Elaine Barrish è l’attuale Segretario di Stato del presidente che due anni prima l’aveva sconfitta alle primarie. A quel tempo era la moglie del Presidente uscente, e la frustrazione per l’insuccesso legata alle ripetute infedeltà del marito l’avevano convinta a divorziare. Adesso invece è una donna risoluta, che deve lottare in un mondo prevalentemente maschile. L’occasione drammatica si presenta quando tre giornalisti americani vengono arrestati in Iran con l’accusa di essere delle spie. Il rischio è la pena di morte. Tra le proprie situazioni familiari tutt’altro che facili da gestire e la crisi diplomatica scatenatasi, Elaine deve agire con il massimo della prontezza e tutta la lucidità di cui è capace.

Political Animals

L’episodio pilota di questa miniserie che prevede sei puntate, deve la sua (parziale) riuscita a Sigourney Weaver, protagonista assoluta a carismatica come sempre le accade. In un personaggio scritto con la necessaria “toughness” l’attrice dimostra di non aver perso quel fascino magnetico e impossibile da resistere che l’aveva resa mitica ai tempi dei primi due Alien.

Il tempo sta passando anche per la bella Sigourney, ma lei invece di nasconderlo lo mostra disinvolta e fiera, aumentando così il suo charme naturale. Accanto a lei alcuni comprimari di lusso come Ciaran Hinds, Carla Gugino e la grande Ellen Burstyn, che però nella prima puntata è stata sprecata in una caratterizzazione piuttosto banale della solita madre chiacchierona e tagliente.

Sigourney Weaver

La trama propriamente politica del pilot si lascia inseguire con un certo interesse, pur non arrivando ai livelli di dibattito ed eleganza d’eloquio di The West Wing - il temibile termine di paragone per chiunque voglia scrivere una serie TV sull’arte del governo - mentre le vicende personali della Barrish e dei componenti della sua famiglia risultano schematiche, come l’approccio al tema distinto e pienamente scandito nelle due scene iniziali, che accoppiate in quel modo - prima il luccichio dei riflettori, poi il cinismo della sfera privata - risultano didascaliche.

Tra alti e bassi Political Animals si dilunga per un’ora abbondante, troppo tempo che poteva essere ridotto al fine di evitare alcune cadute di ritmo. Il personaggio principale potrebbe insomma essere interessante, ma la trama primaria e soprattutto quelle secondarie meriterebbero di essere sfoltite e scandite con maggiore incisività.