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Nel nome di Fibonacci

Su Fox debutta Touch, la serie che riporta in tv Kiefer Sutherland con un mix di matematica, dramma e filosofie new age. Ma il tocco magico non c'è.

Touch

16.03.2012 - Autore: Ludovica Sanfelice
"We don’t need another Heroes" canticchia il critico di Variety per deridere Tim Kring e la sua disperata voglia di collegare persone e salvare il mondo. L’autore di Heroes è infatti responsabile di Touch, nuova serie Fox che riporta in tv anche l’ex Jack Bauer, Kiefer Sutherland, sempre piuttosto inguaiato per copione. Questa volta il protagonista di 24 veste i panni di Martin Bohm, vedovo di una donna rimasta uccisa negli attentati del World Trade Center, e padre di un bambino autistico (David Mazouz) che passa le giornate a scrivere sequenze numeriche senza dire una parola e preferisce non essere toccato, se possibile, grazie.

L’immancabile successione di Fibonacci che fa trasecolare i fan di Lost, torna ossessivamente alla ribalta e si piazza in bella vista sul quaderno del piccolo Bohm che, mentre gli altri si affannano intorno, sta lavorando per voi al collegamento della sezione aurea con i destini di persone che non si conoscono, allo scopo di migliorare sensibilmente la loro esistenza.

C’è però un errore di fondo che appesantisce terribilmente la scrittura. Si parte infatti da una spiegazione matematica, una presunta base scientifica su cui costruire un personaggio che poi finisce per pretendere dallo spettatore solo atti di fede.

La ricerca di una spiegazione pseudo razionale dura pochissimi minuti. Sembra infatti che gli autori gettino subito la spugna dalla fascinazione mentale per operare un’inversione a tutta velocità in direzione del cuore. Questo tilt narrativo può provocare il singhiozzo. E anche le vertigini, se abbinato in soli 50 minuti (SPOILER SELVAGGIO!) a:
1. il salvataggio di uno scuolabus di bambini in gita,
2. il recupero emotivo di un vigile del fuoco perseguitato dai sensi di colpa per non aver salvato tutti quell’11 settembre,
3. la realizzazione dei sogni di successo di una centralinista che vorrebbe solo cantare cover di Bob Marley in pace,
4. la riconciliazione di una coppia devastata dal lutto,
5. lo smantellamento di un attentato kamikaze in Medio Oriente

Ad ogni nodo della catena invisibile che unisce tutti questi disgraziati (guai a chiamarla sfiga…), si sentono scattare come manette le forzature narrative di logiche pasticciate. Per camuffare il fastidioso rumore metallico poi tutto viene frettolosamente spinto sotto un tappetone di sentimenti, melodramma e suggestioni new age mentre si spera che il faticoso rapporto tra padre e figlio basti a suscitare l’affetto del pubblico.

Stupisce, a questi livelli di investimento, la foga scriteriata di una storia che non si concede il tempo di essere raccontata e nelle curve più delicate accelera invece di rallentare. Qui più che altrove bisognava calcolare tutto e invece la confezione finale fa pensare a chi a scuola copiava il risultato senza svolgere l’esercizio. Un errore che invalida l’intero cammino del pilot e che, se non troverà rimedio nelle puntate successive, rischia gli esami a settembre…

Touch debutta su Fox (canale 111 di Sky) dal 20 marzo alle 21:50