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Lord of war

Un'opera di raffinata eleganza formale che nasconde però un cuore pulsante di feroce accusa verso il sistema. Uno spettacolo intelligente e feroce interpretato da Nicholas Cage

Lord of War

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2005.
Di Andrew Niccol;
con Nicolas Cage, Ethan Hawke, Bridget Moynahan, Jared Leto, Ian Holm

La storia racconta venti anni circa della vita e della carriera di Yuri Orlov (Nicolas Cage), divenuto in pochissimo tempo e con un’ascesa inarrestabile uno dei più grandi trafficanti d’armi americani: dal difficile rapporto con il fratello cocainomane Vitaly (Jared Leto) alla storia d’amore con la bellissima modella Ava (Bridget Moynahan), la vicenda personale di Orlov si mescola con i maggiori stravolgimenti politici ed economici avvenuti dall’inizio degli anni ’80. Dai primi lavori in solitario alla creazione di un impero capace di contrabbandare armi in ogni continente; dalla rivalità con il più anziano contrabbandiere Simen Weisz (Ian Holm) al duello a distanza con l’agente dell’Interpol Jack Valentine, deciso ad ogni costo a porre termine al suo traffico. Su ogni problema che potrebbe in teoria contrapporsi tra Orlov ed il portare a termine il suo lavoro, sia pure esso di ordine morale, il mercante d’armi passerà sopra senza la minima pietà.

Nel recente panorama di cinema americano mainstream possiamo senza dubbio considerare quest’ultimo lavoro di Andrew Niccol una delle opere più “politiche” apparse negli ultimi anni. Il tratto davvero sorprendente del film è che per portare avanti il proprio lucido discorso accusatorio il regista adopera proprio le armi del cinema hollywoodiano: la confezione e la messa in scena di “Lord of War” si presentano infatti come assolutamente preziose, raggiungendo soprattutto nella prima parte vette di grottesca visionarietà (vedi la bellissima sequenza dell’atterraggio dell’aereo in mezzo al nulla). Niccol ha l’audacia di raccontare la classica parabola del criminale americano, versione ormai aggiornata del “self-made man”, seguendone con scrupolosa precisione ascesa, apoteosi e caduta: il finale del film, che ovviamente non vogliamo rivelare, ribalta però con estrema precisione qualsiasi retorica possibile riguardante la materia trattata, e si pone come violentissimo atto d’accusa. “Lord of War” è dunque un film non soltanto bellissimo da vedere, ma importante e coraggioso nel messaggio che vuole trasmettere allo spettatore; ancora una volta Andrew Niccol si dimostra un autore capace di raccontare storie al limite tra il reale e l’irreale, mantenendo comunque una forte presa emotiva sullo spettatore: se in precedenza aveva dato prova di questo soprattutto nelle sceneggiature dirette poi da altri – come lo splendido “The Truman Show” (id., 1998) di Peter Weir – con questo film si pone invece come regista sicuro e capace di proporre anche un discorso estetico coerente.

Lord of War” è dunque un’opera di raffinata eleganza formale che nasconde però un cuore pulsante di feroce accusa verso il sistema: un film assolutamente da vedere, uno spettacolo intelligente e feroce, speriamo destinato a suscitare un dibattito produttivo. Noi intanto ci sentiamo di applaudire tutti coloro che hanno voluto prendervi parte.