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La fine del caso Roman Polanski: il regista non sarà estradato negli USA

La corte suprema polacca conferma la precedente sentenza che tutela il regista ottantatreenne

Roman Polanski

Roman Polanski

06.12.2016 - Autore: La redazione
La corte suprema polacca ha emesso in anticipo il nuovo verdetto sulla causa di Roman Polanski accusato di stupro in un caso che risale al 1977. La corte ha confermato il precedente rifiuto del tribunale di Cracovia di estradare Polanski negli USA. 

Lo corso maggio il ministro di giustizia polacco Zbigniew Ziobro si è appellato contro la decisione della corte che aveva fermato l'estradizione del regista. Oggi la corte suprema ha ribadito la prima sentenza, definendo la richiesta di Ziobro "senza fondamenti". "Siamo molto felici che sia finita" - ha dichiarato a all'agenzia Reuters Jan Olszweski, uno degli avvocati del regista. 
Il caso che coinvolge il regista ha inizio nel 1977 quando viene arrestato con cinque capi di accusa per aver avuto un rapporto sessuale con una ragazza di tredici anni, Samantha Gailey (oggi Geimer). All'epoca il quarantatreenne Polanski patteggia ottenendo una condanna in prigione a quarantadue giorni, ma fugge dagli USA prima di scontare la pena. Da quel momento è sempre stato un fuggitivo per il governo americano. 
 
Il regista di Chinatown, premio Oscar per Il pianista (una statuetta che non ha ritirato nella notte delle stelle), ha compiuto 83 anni lo scorso 18 agosto. Ha una doppia cittadinanza, polacca e francese: al contrario della Polonia, la Francia non prevede l'estradizione per i suoi cittadini. Il regista vive oggi in Francia ma possiede anche un appartemento a Cracovia: nel gennaio 2015 le autorità statunitensi hanno presentato una richiesta di estradizione in Polonia, dove Polanski stava lavorando a un film sul caso Dreyfus. Precedentemente, nel 2009, era stato arrestato in Svizzera, dove è rimasto ai domiciliari per nove mesi prima di essere rilasciato. 
 
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