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Indagato Sean Penn per l'intervista al Signore della droga El Chapo

È Rolling Stone a pubblicare la storia che potrebbe creare molti problemi al regista e attore statunitense.

10.01.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Cosa ha a che fare Joaquin 'Chapo' Guzman, padrino e padrone del cartello Sinaloa che domina con crudeltà il narcotraffico messicano, con l'attualità cinematografica? Domanda legittima, se non fosse che sull'ultimo numero di Rolling Stone è apparsa una intervista al personaggio in questione. Per altro - e soprattutto - a firma di Sean Penn.

Catturato lo scorso venerdì dalle autorità locali, che stando alla Associated Press avrebbero beneficiato proprio del lavoro di Penn, il criminale era ricercato da tempo. Per questo, come conferma anche la ABC News, il cineasta è attualmente al centro di una indagine sui suoi rapporti con Guzman, con il quale è stato in contatto per mesi. Ben prima che si incontrassero lo scorso ottobre per l'intervista raccolta durante una cena a base di tacos e tequila in una sede segretissima nella giungla.

Accompagnato dall'attrice messicana Kate del Castillo (Weeds, Under the Same Moon), Penn è stato portato fino alla località scelta nei classici SUV neri del cartello e circondato da una trentina di guardie armate che assicurassero - insieme a un altro centinaio di soldati nell'area circostante - l'incolumità del loro capo.

Nell'articolo - approvato dallo stesso El Chapo prima della pubblicazione, senza alcuna modifica - l'intervistato confessa di sognare che un film possa un giorno raccontare la sua vera storia e di possedere "una flotta di sottomarini, aerei, carri e navi" oltre a essere il maggior fornitore del mondo di "eroina, metanfetamina, cocaina e marijuana", nonostante avesse recentemente negato di essere un trafficante di droga.

"L'ho incontrato una volta a casa sua", rivela inoltre riguardo all'ex Re della Droga Pablo Escobar (già portato sullo schermo da Benicio del Toro in Escobar: Paradise Lost), e del candidato alla Casa Bianca Donald Trump dice "Mi amigo!". Ma è a quant'altro potrebbe essere emerso dall'incontro che il governo degli Usa è interessato, e per questo tanto Sean Penn quanto Kate del Castillo dovranno subire un supplemento di indagine.

"Non sono orgoglioso di segreti che possano far sembrare che io protegga un criminale, né c'è alcuna arroganza nel posare in foto con sconosciuti uomini della sicurezza, ma io lavoro ai miei ritmi. Tutto quello che dico agli altri deve essere vero", ha dichiarato l'attore e regista per spiegare il suo interesse alla base dell'intervista e nel suo soggetto, che definisce "prima di tutto un uomo di affari, che ricorre alla violenza solo quando questa si rivela utile per sé o per i suoi interessi". "In quanto cittadino americano - ha continuato, - mi interessa esplorare quanto può esserci di non corretto nei ritratti sui nemici dichiarati dipinti dal nostro governo e dai media".

"A differenza di Bin Laden, che partiva dalla premessa ridicola che l'intera popolazione di un paese sia definita - e quindi complice - delle politiche del proprio leader, non siamo noi stessi americani complici di quello che demonizziamo? Il nostro appetito insaziabile per i narcotici illegali ci rende consumatori, e come tali siamo complici in ogni omicidio e in ogni corruzione, anche della capacità delle istituzioni di proteggere la qualità della vita dei cittadini messicani e statunitensi", ha concluso.