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Gli americani a Roma

Gli americani a Roma

cinecittà

08.08.2001 - Autore: Adriano Ercolani
La possibilità di sfruttare a proprio piacimento i grandi teatri e gli studi, gli enormi vantaggi a livello economico e fiscale, la presenza di tecnici, attrezzisti e di veri e propri artisti della scenografia e dei costumi. Ecco le principali ragioni per cui, a partire dallinizio degli anni 50, Hollywood ha deciso di girare alcuni dei colossal che annualmente sfornava, negli studi di Cinecittà. Il primo prodotto di budget consistente e di enorme sforzo produttivo è stato Quo Vadis? (id.,1950) di Melvin Le Roy, opera che ha aperto la grande stagione dei peplum girati con ingenti spese negli studi romani. Due ani dopo, arriva a Roma uno dei registi più acclamati e premiati in America, William Wyler, che gira Vacanze Romane (Roman Holidays,1953) con la coppia Audrey Hepburn-Gregory Peck. Il film, girato in parte in studio ed in parte per le vie della capitale, ottiene un enorme successo di critica e al botteghino, e frutta alla sua protagonista lunico premio Oscar della sua carriera. Lautore rimane talmente soddisfatto dallesperienza romana che imporrà agli studios di tornarci nel 1957 a girare il colossal Ben Hur (id.,1959), uno dei film più famosi della storia del cinema mondiale. Un altro autore che sceglierà Roma per dirigere i propri costosi lavori è stato King Vidor, regista di Guerra e Pace (War and Peace, 1956) ed anche lomonimo Charles arriverà per Addio alle Armi (Farewell to the Arms, 1957). Ma il film che per decenni ha dato lustro ala storia dei Cinecittà è stato senza dubbio Cleopatra (id.,1963) di Joseph L. Mankiewicz, probabilmente la pellicola più costosa della storia del cinema (ovviamente in proporzione ai costi dellepoca). Il film, interpretato dalla diva Elizabeth Taylor e dallallora marito Richard Burton, divenne una leggenda per quanto riguarda i maestosi set allestiti ed i magnifici costumi creati dai sarti italiani, sotto la guida di Vittorio Nino Novarese. Lultimo grande peplum girato nei nostri studi è stato La caduta dellImpero Romano (The Fall of the Roman Empire,1963) di Anthony Mann. Con la crisi degli studios iniziata alla fine dei 50, e con il radicale cambiamento avvenuto allinterno delle strategie di produzione di Hollywood, che è andato per un certo periodo a scapito dei colossal, la produzione a Cinecittà di opere battenti bandiera statunitense è andata decisamente scemando, fino a scomparire quasi del tutto nel corso degli anni 60, 70 ed in parte 80. Sporadici, e con produzioni di budget assai poco elevato, sono state le incursioni di registi americani negli stabilimenti romani. Nel corso di quasi trentanni possiamo citare opere sicuramente meno ambiziose di quelle fino ad ora citate, come ad esempio Che? (What?,1972) dellamericano Roman Polanski, Cassandra Crossing (id.,1976) di George Pan Cosmatos, oppure il bello ma sfortunato Fedora (id.,1979), uno degli ultimi film diretti dal grande Billy Wilder. A partire dalla fine degli anni 80 si è avuta però uninversione di tendenza, ed il film che lha messa in moto è stato la mega-produzione europea de Il Nome della Rosa (id.,1987) diretto da Jean-Jacques Annaud. Da quel momento in poi i teatri di posa si sono nuovamente riempiti di grosse produzioni internazionali, fino a ritrovare una nuova primavera proprio negli ultimissimi anni. Qualche grosso titolo? Le Avventure del barone di Munchausen (The Adventures of Baron Munchausen,1989) di Terry Gilliam, Il Padrino parte III(The Godfather part III,1990) di F.F.Coppola con Al Pacino, Hudson Hawk (id.,1991) con Bruce Willis, Cliffhanger (id.1993) e Daylight (id.,1996) con Sylvester Stallone. E per ultimo, ma forse il più importante di tutta la storia recente di Cinecittà, è arrivato sua maestà Martin Scorsese, che insieme alle star Leonardo Di Caprio, Cameron Diaz e Daniel Day Lewis ha da poco terminato le riprese del film in costume Gangs of New York, con set immensi della Grande Mela del 1870, intermante ricostruiti dal nostro grande scenografo Dante Ferretti.