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Dopo 'The Wolf of Wall Street' parola alle vittime

Dopo la lettera aperta e un tentativo di boicottaggio, arriva un accordo editoriale per la figlia di uno dei truffati.

The Wolf of Wall Street<br>

05.02.2014 - Autore: Mattia Pasquini
Christina McDowell scende in campo. Dopo la dura critica espressa a Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio per il loro The Wolf of Wall Street nella lettera aperta dello scorso dicembre, la figlia di Tom Prousalis - uno dei tanti accusati di frode nel caso della Stratton Oakmont, la societa' di Jordan Belfort (il vero 'Lupo' cui si sono ispirati i due) - si prepara a raccontare le proprie memorie, o quantomeno la propria versione della storia vista al cinema, in un libro appena annunciato dalla casa editrice Gallery Books.

"Lo avete glorificato… Voi che vi definite liberali - scriveva la McDowell - Tu, Mary, onorato dal Kennedy Center per la tua carriera e la tua influenza culturale. Tu, Leo, che guidi una Honda Hybrid. Avete pensato al messaggio culturale che avreste dato facendo questo film? Vi siete messi al pari di un criminale dichiarato, uno che ancora non ha restituito il dovuto alle sue vittime". "Per non parlare - aggiungeva - della maniera inconcepibile nella quale il vostro film degrade le donne e del misogino messaggio trasmesso a generazioni di giovani uomini". Ma ora potra' andare oltre.

Dopo aver raccontato come il padre le avesse mentito, mentre lei era una studentessa di liceo, e dei debiti di oltre 100.000 dollari residui la giovane concludeva invitando il pubblico a non andare a vedere il film. Ma sembra avere ancora molto da dire. Come ha annunciato a The Hollywood Reporter un portavoce della casa editrice Gallery Books, ipotizzando una pubblicazione del memoriale per la primavera del 2015. Sara' "una classica storia padre-figlia e una pedagogica e positiva storia di rinascita che comprendera' le conseguenze non solo per la singola famiglia ma per tutta la societa' intera", ha dichiarato prima di paragonarla a quella raccontata dal Blue Jasmine di Woody Allen, ma in versione "piu' giovane, piu' innocente e piu' realistica".



All'epoca l'attore - attualmente in lizza per l'Oscar come Miglior Protagonista proprio per la sua interpretazione di Belfort - rilascio' una intervista a HitFix per rispondere alle accuse, secondo lui completamente fuori bersaglio. Fondamentalmente perche' il metodo di Scorsese prevede la sospensione del giudizio sui suoi personaggi, cosa che permette una liberta' assoluta, a prescindere da giusto o sbagliato. "Credo che chiunque guardi il film possa vedere che non giustifichiamo questo comportamento - ha chiarito ulteriormente DiCaprio, anche produttore del film - ma e' qualcosa che c'e' nella nostra cultura e merita di essere osservato e che se ne parli, poiche' per me quello che questi personaggi rappresentano e' in definitiva quanto c'e' di sbagliato nel mondo in cui viviamo".

Una dichiarazione piuttosto chiara, che - al di la' degli intenti promozionali (di entrambe le parti) - probabilmente esaurisce ogni possibile replica. Soprattutto da parte dell'attore, attualmente impegnato in altri progetti, come quello che lo portera' a lavorare (anche a livello produttivo) di nuovo con Jonah Hill, suo compagno proprio nel film di Scorsese. I due saranno infatti in American Nightmare, sulla storia vera di Richard Jewell che nel 1996 fu tra i sospettati del mancato attentato all'Olympic Park di Atlanta: Jonah Hill nei panni del poliziotto, inizialmente creduto un eroe, e Leonardo DiCaprio in quelli del suo avvocato.